Un piccolo compendio dell’universo, anche nel clima
Un territorio con peculiarità geografiche e orografiche rilevanti
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La grande varietà di paesaggi, geografie e culture del Friuli Venezia Giulia si riflette anche nella diversità di climi: in poche decine di chilometri si passa da zone con un clima tipicamente mediterraneo a zone con un clima tipicamente alpino
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Con l’espressione Il piccolo compendio dell’universo, Ippolito Nievo, si riferiva alla grande varietà di paesaggi, geografie e culture che caratterizzava la nostra regione, terra di origine della madre. Questa grande varietà, caratteristica veramente peculiare vista l’area piuttosto piccola e circoscritta che la ospita, si manifesta anche nella diversità di climi ospitati dal Friuli Venezia Giulia. In poche decine di chilometri, infatti, si passa da zone con un clima tipicamente mediterraneo a zone con un clima tipicamente alpino.
Il Friuli Venezia Giulia si specchia sul Golfo di Trieste - il punto più settentrionale del Mediterraneo - che, anche se non particolarmente profondo, comunque garantisce un apporto di calore e umidità sulla costa e sulle vicine montagne che, pur se non particolarmente alte in riferimento al contesto alpino, sono sufficienti da costituire una significativa barriera ai venti caldi e umidi meridionali e una significativa barriera ai venti freddi e secchi provenienti dal continente, soprattutto nel periodo invernale.
Questa peculiare situazione geografica ed orografica causa una grande differenza nelle temperature medie annue nelle diverse zone della regione: i valori massimi (attorno ai 15 °C) si registrano lungo la fascia costiera, grazie all’azione mitigatrice del mare. In pianura le temperature medie annue risultano abbastanza omogenee su tutto il territorio, con valori medi annui tra i 12 °C e 13 °C, ma con una grande escursione termica nel corso dell’anno. Nelle vallate alpine le temperature medie si posizionano sugli 8-9 °C.
Le più alte temperature medie si osservano nei mesi di luglio e agosto mentre i valori più bassi tra dicembre e febbraio, con una differenza media di circa 11-12 °C tra i valori delle località più calde e quelli dei siti più freddi.
Questa grande variabilità nella distribuzione delle temperature si sovrappone ad una simile variabilità nelle precipitazioni. Considerando la pioggia media annuale si evidenziano infatti quattro zone con regimi pluviometrici distinti:
- la fascia costiera che è la zona meno piovosa della regione; i totali annui raggiungono mediamente i 900-1.000 mm, con un andamento crescente dalla costa verso l’interno;
- la fascia di pianura e colline: avvicinandosi alle montagne la piovosità aumenta; i valori medi annui variano da 1.100 a 1.800 mm;
- la fascia prealpina: le precipitazioni medie annue si aggirano tra i 2.400 ai 3.400 mm (da primato europeo);
- la fascia alpina interna: a nord delle Prealpi Carniche e Giulie la piovosità media annua torna a decrescere fino a valori di 1.400 – 1.600 mm, simili a quelli dell’alta pianura.
Una parte rilavante di queste precipitazioni è spesso associata ai temporali, un fenomeno caratteristico della nostra regione, proprio per questo ricordata da Pasolini come una “terra di temporali e primule”. A causa della frequente presenza dei temporali, il Friuli Venezia Giulia è anche una delle aree italiane più soggette ai fulmini e alla grandine.
La complessa orografia della nostra regione porta a delle peculiarità meteo-climatiche molto rilevanti. Ad esempio, i venti provenienti da sud-ovest (libeccio) - ricchi di calore e umidità - vengono intercettati maggiormente dalle Prealpi Giulie, specie dalla catena dei Musi e dal M. Canin, dando origine ai massimi nazionali di precipitazione. Questa prima barriera orografica, che favorisce comunque cumulati di pioggia notevoli anche sull'alta pianura e sulla pedemontana, di conseguenza provoca un clima un po’ più secco in Valcanale, zona che oltretutto risente anche della maggiore influenza continentale danubiana, più evidente in situazioni con temperature invernali più basse. In maniera analoga i venti provenienti invece da sud-est (scirocco), anch’essi caldi e umidi, vengono bloccati maggiormente dalle Prealpi Carniche, con precipitazioni più intense in Valcellina, Val Tramontina e fra il M. Cavallo e il Cansiglio. Le catene montuose delle Prealpi Carniche sono più estese, più alte e più articolate delle Prealpi Giulie, tale complessità orografica intercetta i flussi umidi dei bassi strati atmosferici, contribuendo a donare un clima più secco e salubre nelle vallate più interne del Tagliamento, del Lumiei, del Canal di Gorto e della Val Pesarina, che, avendo uno sviluppo prevalente est-ovest, hanno maggiori caratteristiche di continentalità rispetto alle Prealpi. Queste vallate nei mesi invernali sono in condizioni più favorevoli al mantenimento dell'aria fredda.
La rosa dei venti è la rappresentazione grafica che associa un nome ad una direzione di provenienza delle masse d’aria. Si ritiene che la rappresentazione odierna della “rosa dei venti” sia stata costruita nel periodo in cui Venezia era la repubblica marinara dominante nell’Adriatico e Mediterraneo Orientale, riferendola all’Isola di Zante.
Questo delicato equilibrio tra masse d’aria caldo-umide e orografia fa sì che la nostra regione, anche se molto vicina al mare, riesca comunque ad ospitare dei ghiacciai (o più correttamente “glacio-nevai”) piccoli ma abbastanza resilienti.
Le montagne che fungono da blocco alle correnti d’aria meridionali calde e umide, portando ai massimi nazionali di piovosità, svolgono anche il ruolo di barriera nei confronti dei venti freddi provenienti da nord, rendendo la nostra regione relativamente poco ventosa.
Ci sono poi alcune eccezioni. Infatti la barriera orografica presenta almeno tre aperture: una nella valle del Tagliamento, una nelle Valli del Natisone e una sull’altopiano carsico. Queste tre aperture consentono l’afflusso delle masse d’aria provenienti da nord e nordest. L’apertura sull’altopiano carsico, in particolare, è all’origine della bora, un vento secco e freddo, di origine continentale, che si presenta soprattutto nel periodo invernale e che può raggiungere, con le raffiche, velocità molto elevate. Episodi di bora con intensità del vento medio orario superiore a 36 km/h per oltre 5 ore consecutive non sono rare. Le raffiche possono facilmente superare i 100 km/h e sono stati registrati valori superiori ai 150 km/h negli ultimi 30 anni nella zona costiera di Trieste. Tra questi, si può ricordare la raffica massima di 168 km/h dell’11 febbraio 2012.
La rosa dei venti

In base a questa collocazione, il vento da sud-est era chiamato scirocco (proveniente dalla Siria), il vento da sud-ovest libeccio (proveniente dalla Libia), il vento da nord-est grecale (proveniente dalla Grecia), il vento proveniente da nord tramontana (in quanto originato “tra” i “monti” dell’Albania), il vento da sud veniva chiamato ostro (originato dal sud, australe, in latino) mentre il vento che proveniva da nord-ovest, la via maestra che portava a Venezia, era chiamato “maestrale”. A questi, importante per la nostra regione, si aggiunge poi il vento di “borea” (bora), che ha origini ancora più antiche ed è citato anche da Omero. Questo vento è un vento freddo proveniente dal continente, che nella nostra area si posiziona a nord-est e ad est-nord-est (bora bassa e bora alta).