Stare in natura e conoscere la natura
L’importanza dell’educazione ambientale all’aperto per rinforzare consapevolezza e responsabilità
Articolo
Arpa FVG ogni anno realizza più di 70 progetti educativi con il mondo della scuola e con altre realtà del territorio, dove viene data particolare importanza al contatto con la natura. Stare in natura e conoscere la natura rappresentano due pilastri fondamentali sui quali costruire i progetti di educazione ambientale. L’outdoor education, ovvero educazione all’aperto, è una dimensione imprescindibile dell’educazione ambientale che rinforza la consapevolezza e la responsabilità ambientali.
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Costruire un progetto di educazione ambientale, significa provare a ragionare assieme, dal mondo della scuola alla cittadinanza, dai più piccoli ai grandi, su come poter migliorare l’ambiente che ci circonda e su quanto contano le nostre scelte nella vita quotidiana.
Nel progettare un percorso educativo è importante aver ben presente quali sono le “le caratteristiche chiave per un progetto di educazione ambientale”. Una della più importanti di queste caratteristiche è l’interazione tra “società, ambiente, economia” Ispirandosi ai principi dello sviluppo sostenibile, ogni progetto dovrebbe tener conto degli aspetti non soltanto ambientali in termini puramente “scientifici” ma anche di tutte le connessioni a livello sociale, culturale ed etico che si possono generare.
Un percorso educativo dovrebbe avere pertanto uno sguardo ampio, dove la parola “ambiente” deve essere intesa come ciò che ci circonda e prima di tutto come rapporto dell’uomo, del ragazzo e del bambino con la natura.
Ed è proprio la riflessione sul nostro rapporto con la natura il punto di partenza per un buon percorso di educazione ambientale, una dimensione che non può essere sottovalutata.
In questo senso due sono gli aspetti chiave da considerare: conoscere la natura e stare in natura.
Conoscere la natura vuol dire creare le condizioni (a partire dai primi ordini scolastici e in tutti i contesti educativi formali e non formali) affinché le persone possano approfondire in modo chiaro e coerente dal punto di vista scientifico i cosiddetti “servizi ecosistemici”, ovvero tutto quello che la natura fa perché è “natura”, che non fa solo per l’uomo, ma che rappresenta per l’uomo un beneficio unico e insostituibile come, ad esempio, la fotosintesi, la formazione del suolo, l’impollinazione, la depurazione naturale dell’aria e dell’acqua e altro ancora. È importante rendersi conto che questi “servizi essenziali e gratuiti” rappresentano gli elementi fondamentali per la vita dell’uomo sulla Terra. Conoscere la natura significa inoltre comprendere la complessità e lo stato dei fattori che la compongono e le pressioni umane che la modificano.
Allo stesso tempo, anche per fare esperienza diretta di cosa sono i servizi ecosistemici, è fondamentale “stare in natura”.
Ma come fare educazione ambientale in un periodo storico dove stiamo sempre meno tempo a contatto con la natura?
A tal proposito Richard Louv, saggista californiano e autore del libro “L’ultimo bambino dei boschi”, ha coniato il termine “deficit di natura” per descrivere gli effetti a livello di benessere fisico e psicologico della mancanza di vita all’aperto. Secondo Louv, l’aumento tra bambini e adolescenti di deficit di attenzione e sindromi di iperattività, obesità, ansia e depressione sono associati alla mancanza di contatto con la natura e di “gioco libero all’aperto”. Sempre più spesso, infatti, la vita dei più giovani si svolge in ambienti chiusi, a casa, a scuola, in auto, con la sola compagnia di smartphone, tablet e videogiochi.
Le ricerche scientifiche più recenti dimostrano invece come il contatto con la natura sia un bisogno di ognuno di noi e in particolare porti a benefici a livello psico-fisico, sviluppa autonomia, migliora le relazioni e, come descritto anche dalla rivista scientifica Environmental education research, migliora le capacità di apprendimento.
A questo punto, “stare in natura” e “conoscere la natura”, possono essere considerati i due pilastri che tengono in piedi i percorsi di educazione ambientale, attraverso i quali creare una nuova consapevolezza sull’importanza della tutela del nostro ambiente.
Se è vero che “proteggiamo ciò che amiamo, amiamo ciò che conosciamo” come diceva l’ocenografo e regista francese Jacques Cousteau, allora riscoprire il nostro rapporto con la natura diventa una conditio sine qua non per riequilibrare il rapporto tra uomo e Pianeta.
I benefici dello stare in natura e del conoscere la natura sono pertanto tanti ed agiscono sia sul benessere dell’individuo, sia sullo sviluppo di una consapevolezza ambientale. Tra questi si evidenziano i seguenti.
Il primo beneficio del contatto con la natura è a livello psico-fisico. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) descrive la natura come la nostra più grande fonte di salute e benessere per prevenire problemi d’ansia, malattie cardio-respiratorie, metaboliche e tumorali, oltre che contrastare l’obesità. Eppure, il 31% degli adulti e ben l’80% degli adolescenti non praticano sufficiente attività fisica. Secondo l’OMS gli adulti dovrebbero stare in natura almeno 60 minuti al giorno mentre i bambini dovrebbero raggiungere i 180 minuti.
Un altro beneficio riguarda l’apprendimento. Vivere a contatto con la natura quotidianamente (dal bosco agli spazi umanizzati come il parco, il giardino di casa, l’orto, etc.) dà la possibilità ai bambini di confrontarsi con ambienti “complessi” che possono cambiare di giorno in giorno (un nuovo fiore, un bruco, un legnetto in posizione diversa, la terra, la pozzanghera e altro ancora). L’osservazione e il confronto con questi contesti naturali fatti di particolari da osservare attorno a noi, se curati in continuità nelle diverse fasce d’età possono aiutare bambini e ragazzi a sviluppare maggiore capacità di capire e, come descritto anche dalla rivista scientifica Environmental education research, rielaborare le problematiche complesse.
Non va poi dimenticato un altro aspetto chiave ovvero il rafforzamento dell’autostima. Fare attività all’aria aperta come preparare una camminata o un’esplorazione (magari dove i bambini sono coinvolti fin da subito con la preparazione dell’occorrente), organizzare un giro in bicicletta o provare ad arrampicarsi su un albero, sono tutte attività che migliorano l’autonomia di bambini e ragazzi migliorando la percezione del sé, delle proprie potenzialità e dei propri limiti.
Infine ma non per ultimo, grazie anche ai benefici precedenti, stare in natura e conoscere la natura permette di sviluppare quell’insieme di sensibilità e di conoscenze che rappresentano la base per lo sviluppo di nuovi cittadini responsabili ed attenti verso la tutela dell’ambiente, capaci di collegare la natura agli aspetti sociali, etici ed economici con i quali si confrontano ogni giorno.
Outdoor education: un convegno per educatori ed insegnanti
Per riflettere e approfondire maggiormente l’importanza dello “stare in natura” e “conoscere la natura” Arpa FVG ha promosso il convegno regionale "Outdoor education: la relazione bambini/e, ragazzi/e e natura" del 18 ottobre 2025, che ha visto la partecipazione di duecento persone tra educatori, insegnanti e studenti.
In particolare la mattinata è stata dedicata all'approfondimento del tema dell'educazione all'aperto in un momento di dialogo tra Paola Cosolo Marangon e Roberto Farnè, pedagogista e fondatore del Centro di Ricerca e Formazione sull’Outdoor Education dell’Università di Bologna.
Sono stati tanti gli spunti di riflessione e i punti chiave affrontati sull'oudoor education come i benefici a livello fisico e di apprendimento dell'educazione all'aperto, il problema del deficit di natura che riguarda tutte le fasce d'età, le difficoltà degli insegnanti nel proporre attività all'esterno tra responsabilità e burocrazia, la differenza tra rischio e pericolo e altro ancora.