Natura e servizi ecosistemici
Che valore ha la Natura? Quanto è importante per la nostra vita? Sembrano domande alle quali è veramente difficile rispondere.
In realtà, un modo per dare valore al patrimonio naturale è quello di conoscere i cosiddetti servizi ecosistemici, ovvero tutto ciò che la Natura, attraverso il suo normale funzionamento, ci offre gratuitamente ogni giorno e che noi possiamo utilizzare per vivere e stare bene.
Il nostro rapporto con la Natura
Prima ancora di parlare di quali siano i servizi ecosistemici, dobbiamo riflettere sul rapporto dell’essere umano con la Natura.
Possiamo dire che si tratti di un legame essenziale, un vincolo indissolubile che ci connette agli elementi naturali senza possibilità di scelta.

Può capitare di pensare che la Natura sia qualcosa di esterno da noi o, all’opposto, qualcosa che esiste esclusivamente per noi e che quindi possiamo sfruttare. La realtà è che noi siamo figli della natura e sua parte integrante!
Non siamo solo degli osservatori ma dei protagonisti, perché nell’ambiente naturale non esistono organismi singoli separati dagli altri, ma la vita è garantita da organismi che vivono sempre in relazione l’uno con l’altro. Gli esseri viventi sono fondamentali gli uni per gli altri, ognuno con il proprio ruolo nel proprio ambiente e con la propria funzione.
In natura non esiste qualcosa di più importante, perché ogni elemento naturale è fondamentale.
In questo contesto dovremmo interrogarci sulle conseguenze ambientali e sociali che derivano dalle nostre azioni dato che, noi esseri umani, in continua crescita a livello numerico e di consumi, utilizziamo costantemente le risorse naturali.
L'aumento degli impatti generati dall'uomo sull'ambiente naturale pone l'urgenza di studiare ed approfondire le nostre conoscenze su quanto dipendiamo dagli ecosistemi e di come possiamo rendere più sostenibile la nostra relazione con essi.
In un sistema finito come la Terra (sistema limitato) non ci può essere crescita infinita, abbiamo un solo pianeta a disposizione!. Il sistema finito comporta inevitabilmente un limite a quanto l'uomo può crescere economicamente a causa della ridotta disponibilità delle risorse e della limitata capacità di ricevere e rigenerare i rifiuti prodotti dai sistemi economici.
Quali sono i servizi ecosistemici?
Per capire come poter proteggere il valore del patrimonio naturale e della biodiversità è stato creato il concetto di Servizi Ecosistemici, che è stato consolidato nel 2000, su richiesta dal Segretario Generale dell’ONU Kofi Annan, nel report Millennium Ecosystem Assessment.
Per servizi ecosistemici si intendono tutti quei benefici derivanti direttamente o indirettamente dai vari ecosistemi naturali e senza i quali le persone non potrebbero vivere.
Vengono suddivisi in tre categorie:

- servizi di approvvigionamento, che includono tutto ciò di cui ci riforniamo in Natura a scopo alimentare, produttivo ed energetico. Per esempio le materie prime che utilizziamo per realizzare tutti gli oggetti che usiamo ogni giorno, l’acqua dolce che beviamo, la legna e il carbone che bruciamo e molto molto altro;

- servizi di regolazione e supporto, che comprendono tutti i modi con cui gli organismi viventi, attraverso processi fisici e chimici, supportano o moderano l’ambiente naturale generando effetti positivi sulla salute, sulla sicurezza e sul benessere delle popolazioni umane. Si parla per esempio di coinvolgimento degli ecosistemi nella regolazione del clima, nella riduzione dell’erosione del suolo, dell’impollinazione oppure nel supporto a processi naturali fondamentali come la fotosintesi, il ciclo dei nutrienti e la formazione del suolo;

- servizi culturali, che comprendono i benefici non materiali degli ecosistemi che influenzano lo stato mentale e fisico della popolazione. I servizi culturali sono il valore estetico della Natura, la capacità ricreativa e terapeutica in termini fisici e mentali, i valori spirituali e religiosi che derivano da essa.
I servizi ecosistemici sono tantissimi ed è possibile studiarli da vicino anche nel Friuli Venezia Giulia perché, in molti casi, sono visibili.
Pensiamo ad esempio alla terapia forestale: in regione esiste una stazione dedicata chiamata “Valli del Natisone”, che è un ottimo esempio per conoscere da vicino un servizio ecosistemico.
Partendo da San Leonardo, attraverso una breve passeggiata nel bosco si giunge alle cascate di Kot. In questa zona, grazie alla posizione particolare e alla vegetazione presente, è stato studiato il beneficio prodotto dalle piante in termini di sostanze volatili che renderebbero l’aria particolarmente salubre.
A sfruttare questo servizio ecosistemico sono diverse persone che per problemi respiratori svolgono delle terapie in natura.
Cosa conosci dei servizi ecosistemici?
Un’App per conoscere la natura: Key to Nature

Per conoscere l’importanza della biodiversità e per imparare a riconoscere le specie presenti sul nostro territorio, esistono App molto interessanti e semplici da usare come Key to Nature.
Si tratta di una vera e propria enciclopedia digitale e interattiva che contiene oltre 600 guide a piante, animali e funghi, nata grazie al Progetto Dryades del Dipartimento di Scienze della Vita all’Università di Trieste realizzato anche in collaborazione con ARPA FVG.
Oltre ad avere un grande database dedicato alla biodiversità, presenta anche una vasta galleria fotografica, dei moduli di formazione a distanza e una funzione cerca piante.
Economia delle biodiversità: il valore economico dei servizi ecosistemici
La biodiversità è fondamentale per la nostra sopravvivenza e per quella degli equilibri terrestri.
Attualmente, secondo la Lista rossa dell’Unione internazionale per la conservazione della natura, sono oltre 28 mila le specie a rischio di estinzione.

Più distruggiamo la biodiversità vegetale e animale, più mettiamo a rischio tutti i servizi ecosistemici che sono fondamentali per la nostra sopravvivenza.
Per cercare di tutelare questo patrimonio si è pensato di assegnare un valore economico ai servizi che la natura ci offre, per aiutarci a capire quanto contano e come possiamo tutelarli.
Dalla pubblicazione del Millennium Ecosystem Assessment, i servizi ecosistemici sono divenuti un concetto consolidato che ha dato seguito a numerosissimi progetti internazionali per la loro classificazione e valutazione.
Conoscere i servizi che ci offrono gli ecosistemi ed il loro valore economico può aiutare nel prendere le decisioni riguardanti la natura e l'impatto che le nostre azioni possono avere sul patrimonio ambientale. A tal fine i paesi membri Unione Europea sono stati chiamati ad integrare l’approccio dei Servizi Ecosistemici nei propri quadri normativi.
L’Italia con la L. 221/2015, ( nota come Collegato ambientale), ha approvato una norma che fornisce strumenti e indicazioni per creare un sistema di contabilizzazione e valutazione del capitale naturale, oltre a prevedere l’introduzione di sistemi di remunerazione dei servizi ecosistemici e ambientali (PSEA: Pagamento dei Servizi Ecosistemici e Ambientali).
Secondo la Strategia UE sulla biodiversità per il 2030 più della metà del prodotto interno lordo globale, ovvero più della metà della ricchezza a livello mondiale - circa 40 miliardi di miliardi di euro - dipende dalla natura. Se ci pensiamo bene ogni servizio ecosistemico è fondamentale anche per l’economia.
Non può esistere prosperità economica, né ricchezza, senza un equilibrio tra le attività dell’uomo e la natura. La crescita economica della nostra specie, infatti, è possibile solo se adottiamo comportamenti sostenibili e cioè se teniamo conto della rete di relazioni che sostiene la vita e dell’impatto che ogni nostra attività ha sulla salute del Pianeta.
I parchi, le riserve e le aree “Natura 2000” del Friuli Venezia Giulia
Un buon punto d’inizio per tutelare la natura è cercare di monitorarla e difenderla attraverso la salvaguardia di parchi, riserve e aree naturali protette.

In Friuli Venezia Giulia queste aree sono numerose e si dividono in sei tipologie principali:
- Parchi naturali;
- Aree naturali protette statali;
- Riserve naturali regionali;
- Biotopi regionali;
- Parchi comunali e intercomunali;
- Prati stabili.
I parchi naturali regionali hanno l’obiettivo di conservare, tutelare, restaurare, ripristinare e migliorare l'ambiente naturale e le sue risorse; in Friuli Venezia Giulia ce ne sono due: il Parco Naturale delle Dolomiti Friulane e il Parco Naturale delle Prealpi Giulie. Sono poi presenti due riserve naturali statali: la Riserva naturale Rio Bianco e la Riserva naturale di Cucco (entrambe tra Pontebba e Tarvisio) e un’area marina protetta: Miramare nel Golfo di Trieste.
Sono ben tredici le riserve naturali regionali, quasi quaranta i biotopi regionali (aree abbastanza limitate fuori da parchi e riserve ma in situazione di emergenza naturalistica) e diciotto i parchi comunali e intercomunali caratterizzati dalla presenza di elementi puntuali o diffusi di interesse naturalistico e paesaggistico finalizzato anche al mantenimento della connettività ecologica ovvero un equilibrio tra spazi naturali e spazi artificiali.

I prati stabili, tutelati da norme regionali, sono formazioni erbacee caratterizzate dalla compresenza di numerose specie spontanee (e quindi dei veri e propri tesori di biodiversità!) che non hanno mai subito il dissodamento ma solo operazioni di sfalcio. Questo tipo di prato era un tempo molto comune e diffuso ma con l'avvento dell'agricoltura intensiva sono andati lentamente diminuendo.
Al sito della regione è possibile vedere (nell’allegato 1) la localizzazione dei prati stabili.
Ci sono infine i siti Natura 2000, zone di protezione speciale individuate dall’Unione Europea al fine di tutelare gli habitat e le specie animali e vegetali di interesse prioritario per gli Stati membri dell'Unione europea.
Corridoi ecologici
Una delle cause di estinzione di specie, e quindi di perdita di biodiversità e di servizi ecosistemici, è la frammentazione degli habitat. Essa può svilupparsi attraverso una distruzione totale dell’habitat e quindi la sua scomparsa totale, oppure tramite una frammentazione degli habitat cioè un’interruzione della continuità strutturale in paesaggio, che è dato da un insieme di ecosistemi diversi ma connessi. Con l’intervento umano, infatti, molte zone un tempo completamente selvagge ed estese, sono state “spezzettate”: da terreni vasti e incontaminati, sono diventate aree inframezzate da costruzioni umane. Le città hanno invaso gli ecosistemi andando a mettere in pericolo la loro biodiversità. Questa frammentazione può avvenire anche per cause naturali, determina inizialmente una piccola perdita di specie che con il tempo viene seguita da un calo notevole a causa di diversi fenomeni ecologici quali effetto di affollamento, barriere ecologiche, estinzioni locali.

Per trovare una soluzione a questo problema, gli studiosi di interventi di conservazione ambientale hanno pensato di ricreare, dopo uno studio attento del mosaico ambientale generatosi a causa della frammentazione, dei corridoi ecologici che permettendo la comunicazione tra i frammenti rende possibile la riduzione/eliminazione del pericolo di perdita di specie nella zona considerata (base di creazione di aree protette). I corridoi ecologici sono quindi dei collegamenti tra aree naturali o aree protette facenti parte dello stesso ecosistema o tra ecosistemi diversi, ma magari “divise” da infrastrutture create dall’uomo (come ad esempio le strade). In questo modo, le specie che vivono in queste aree possono spostarsi liberamente tra le une e le altre senza i rischi causati dal passaggio di veicoli o dalla presenza dell’uomo.
Ispirarsi alla natura
Oltre a provare a restituire alla natura quel che ci offre, tutelandola e proteggendola in ogni modo possibile, dovremmo anche provare a ispirarci ad essa per trovare soluzioni ai problemi della nostra epoca.
Dobbiamo lavorare con la natura e non contro, usando approcci sostenibili e soluzioni che servano a rimuovere o mitigare gli impatti negativi delle attività umane, proteggendo gli ecosistemi ma anche restaurandoli dove possibile.
Per questo la Commissione Europea ha dato la definizione ufficiale di Natural Based Solutions (NBS): “soluzioni che sono ispirate alla natura e da essa supportate, che sono convenienti, forniscono al contempo benefici ambientali, sociali ed economici e contribuiscono a creare resilienza”.
Conoscevi già le Natural Based Solutions?
Le specie aliene invasive
Lo sapevi che la biodiversità in Europa è messa in pericolo anche dal drastico incremento delle specie aliene invasive?

Di che cosa si tratta? L’essere umano da sempre, a causa delle sue attività, ha spostato o portato con sé specie vegetali e animali, anche a lunga distanza dal loro luogo d’origine. Alcune di queste specie sono state importate volontariamente ma molte altre, anche a causa della mobilità internazionale, si sono spostate in maniera involontaria seguendo in particolare i traffici commerciali dell'uomo, basti pensare che spesso i punti d'ingresso per le specie aliene sono i porti, ad esempio quello di Trieste e di Genova.
Una specie aliena, vegetale o animale che sia, può non causare problemi all’ecosistema in cui è stata spostata oppure può avere un impatto pesante sulla biodiversità dei luoghi dove si inserisce. In questo caso si parla di specie aliene invasive.

Anche in Friuli Venezia Giulia ce ne sono molte e per fare qualche esempio citiamo la nutria, lo scoiattolo grigio, il cane procione, la rana toro; l’albero delle farfalle, il granchio blu, la peste d’acqua comune, l’ailanto, l'ambrosia, la fitolacca, il gambero rosso della Louisiana, il ciliegio tardivo americano o la cimice asiatica.
ecco alcuni consigli pratici per supportare la lotta alle specie aliene invasive:
- Se desideriamo acquistare un animale domestico preferiamo specie autoctone ad animali esotici;
- Se non abbiamo più modo di tenere con noi il nostro animale esotico consegniamolo ai centri recupero animali esotici piuttosto che liberarli in natura dove potrebbero causare danni;

- Se il nostro giardino è ricco di specie vegetali esotiche evitiamo che esse si diffondano all'esterno delle nostre proprietà ponendo attenzione a conferire sempre in piazzola ecologica tutti gli scarti da esse derivanti.
Ne sai abbastanza sulle specie aliene?
Consumo di suolo
Un altro modo ancora per tutelare i nostri ecosistemi è la lotta al consumo di suolo.

Si tratta di un fenomeno che consiste nella perdita di suolo a causa della cementificazione per scopi civili o industriali, che porta all’impermeabilizzazione del suolo (soil sealing) o, talvolta, a causa dell’aumento del livello delle acque a causa dei cambiamenti climatici.
Il suolo, enorme serbatoio di biodiversità, se mantenuto nelle sue condizioni naturali, è in grado di fornirci molte delle risorse e dei servizi ecosistemici che ci servono per vivere. Quando però viene ricoperto dal cemento o quando viene destinato ad un uso diverso da quello agricolo, il terreno perde la sua naturale funzione.
Il consumo di suolo viene regolarmente monitorato da enti come l’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, anche in collaborazione con ARPA FVG che ha un settore dedicato allo studio della biodiversità del suolo per capire quali sono le variabili più importanti da tenere in considerazione per mantenere un suolo di qualità.
Il deficit di natura e il beneficio terapeutico della natura
Cosa succede quando si passa troppo tempo lontani dalla natura?
I bambini che vivono sempre meno a contatto con gli ambienti naturali, possono soffrire di un disturbo pediatrico da deficit di natura (Nature deficit disorder).
A studiare per primo questo fenomeno è stato il saggista californiano Richard Louv che ha descritto questo stato di malessere, che colpisce bambini e adulti, nel libro “L’ultimo bambino nei boschi” (ed. Rizzoli, 2005).

Le cause principali del poco contatto con la natura vengono sintetizzate da Louv nell’accesso limitato alle aree naturali e nell’iper-protezione e paura dei genitori.
Tra le conseguenze principali del “deficit di natura” troviamo uno stile di vita sedentario (con gravi conseguenze a lungo termine), malumore, depressione e ansia.
Lo stare in natura aumenta invece la capacità dei bambini di comprendere il mondo che li circonda, migliora la creatività, la salute fisica e l’equilibrio psicologico.
Ecco perché si dice che la natura fa bene: ognuno di noi ha bisogno di stare a contatto con la natura (basta anche un giardino o un parco urbano) perché ha un effetto terapeutico per la nostra salute psicofisica.
Giardini delle scuole
Data l’importanza che le aree verdi hanno per gli adulti, ma ancor di più per i bambini, è importante iniziare a rivalutare quelle zone naturali che i più piccoli hanno a disposizione nelle proprie vicinanze, come ad esempio i giardini delle scuole.

Lo spazio esterno alla scuola, specialmente se verde, è preziosissimo per i ragazzi e va studiato affinché possa offrire momenti di apprendimento ma anche di benessere e relax.
Progettarlo al meglio, significa però coinvolgere direttamente gli alunni nel trovare soluzioni che siano utili e formative, con piante autoctone, a basso consumo d’acqua e resistenti al vento.
Il giardino scolastico è un luogo conosciuto, che deve accogliere i bambini e i ragazzi con spazi visivamente belli dove poter giocare, sedersi, mangiare la merenda e chiacchierare e anche sperimentare tramite aree interattive che permettano di imparare e mettersi alla prova, come l’orto scolastico, la gestione di un composter, di un giardino botanico, un terrario, ecc.
Hai pensato a come sarebbe il giardino scolastico dei tuoi sogni?
Ultimo aggiornamento 23/12/2024
URL: https://www.arpa.fvg.it/temi/temi/educazione-ambientale/sezioni-principali/ambientarsi-20/natura-e-servizi-ecosistemici/