Il suolo e le trasformazioni del territorio
Analisi e dinamiche del consumo di suolo
Articolo
Il suolo ricoperto da asfalto e cemento perde le sue funzioni vitali, diventando un ambiente biologicamente inerte. In Friuli Venezia Giulia il consumo di suolo raggiunge l’8,05% della superficie regionale e continua a crescere, seppur meno della media nazionale. Arpa FVG monitora la qualità dei suoli, mentre nuove direttive UE puntano a ridurre impermeabilizzazione e degrado, promuovendo riuso e tutela di questa risorsa non rinnovabile.
Tempo di lettura: 5 minuti per 1393 parole
IL CONSUMO DI SUOLO
Sotto il sottile strato di terra su cui poggiano l'asfalto delle nostre strade e le fondamenta delle nostre case si nascondeva un tempo un intero mondo sotterraneo pullulante di vita: batteri, funghi, fauna edafica e radici.
Se potessimo sollevare quel sigillo artificiale, che cosa scopriremmo oggi in quello strato di terra? Il suolo urbano sigillato è ancora in grado di espletare le sue funzioni ecologiche essenziali, o si è trasformato in un ambiente biologicamente inerte?
Sollevando il sigillo di asfalto o cemento, scopriremmo, purtroppo, che il suolo sottostante è, dal punto di vista ecologico, “morto” o in uno stato di grave degrado.

Il suolo non è semplicemente "terra", ma un ecosistema vivo, composto per la maggior parte da organismi vitali, dalla microflora ai lombrichi. L'asfalto e il cemento agiscono come una barriera impenetrabile che interrompe tutti i cicli vitali. Una volta impermeabilizzato, il suolo non può più assorbire l’acqua piovana e questo porta ad un aumento del deflusso superficiale, sovraccaricando i sistemi fognari e aumentando il rischio di allagamenti urbani; viene bloccato lo scambio di gas (l'ossigeno necessario per la respirazione dei microrganismi), di conseguenza, la fauna e la microflora del suolo muoiono e la sostanza organica non viene decomposta. Un suolo sigillato non può più sostenere la vita vegetale e questa è una funzione cruciale considerando che oltre il 95% del nostro cibo dipende dalla salute e dalla fertilità del suolo. In definitiva, il suolo che si trova sigillato dalle strade, dai paesi e dalle città è solo un substrato inerte che non svolge più alcun servizio ecosistemico, e questo finisce per trasformare vaste aree urbane in 'deserti biologici' sotterranei.
In considerazione dei tempi estremamente lunghi dei processi di formazione (negli ambienti temperati si forma 1 cm di suolo ogni 200-400 anni) il suolo è da intendersi come una risorsa limitata e non rinnovabile. Al contrario, la sua distruzione può avvenire in pochissimo tempo.
Il suolo costituisce le fondamenta silenziose della nostra vita. Essendo nascosto sotto i nostri piedi, non lo notiamo come facciamo con l'acqua e l’aria. Questa mancanza di visibilità ha fatto sì che la sua importanza cruciale venisse troppo spesso sottovalutata. Per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza di un suolo sano e della sua gestione sostenibile è stata istituita dalla FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura) nel 2014, la giornata mondiale del suolo che si celebra il 5 dicembre. Ogni anno, la FAO propone un tema specifico che per il 2025 è stato: “Healthy Soils for Healthy Cities” (Suoli Sani per Città Sane).

La trasformazione delle superfici naturali e agricole (suolo non consumato) in aree occupate da superfici artificiali (suolo consumato), accompagnata spesso da una crescente impermeabilizzazione del terreno, viene indicata come “consumo di suolo”.
Quanta superficie naturale e agricola è stata irreversibilmente coperta (cementata/asfaltata) e qual è la tendenza annuale di questa perdita nella nostra regione?
Il consumo di suolo in Friuli Venezia Giulia viene monitorato costantemente da ARPA FVG.
Dai recenti dati (riferiti al 2024) pubblicati dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente nel rapporto annuale «Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici» ed. 2025, la superficie complessiva di suolo consumato è di 63.603 ha, corrispondenti a circa l’8,05% dell’intera superficie regionale (Fig.1), dato leggermente al di sopra della media nazionale (7,17% nel 2024) (Fig.2).
Tra il 2023 ed il 2024 il Friuli Venezia Giulia ha registrato un incremento di consumo di suolo netto di 169,47 ha, che corrisponde ad un incremento percentuale di +0,27%, dato inferiore a quello nazionale pari a +0,37%.

In Figura 3 è indicato l’andamento del consumo di suolo netto regionale tra il 2006 e il 2024. Dal grafico è possibile notare che dopo un maggiore consumo di suolo netto avvenuto tra il 2012 e il 2015, si è assistito ad una diminuzione crescente del consumo tra il 2017 e il 2020 per poi andare in ripresa in questi ultimi anni.
Un indicatore importante da considerare è il consumo di suolo marginale che in regione è un valore positivo di 4605 m2/abitante rispetto alla media nazionale con un valore negativo di - 3023 m2/abitante.
Questo indicatore misura l'efficienza dell'uso del suolo, valutando se l'aumento di aree artificiali (consumo di suolo) è giustificato da una reale crescita demografica. Valori positivi elevati indicano un consumo di suolo molto più rapido della crescita della popolazione. Valori negativi si verificano quando si consuma suolo anche in presenza di una diminuzione della popolazione, cioè senza la "domanda" demografica che giustificherebbe il consumo di suolo.
Quali sono le azioni che contrastano il consumo di suolo?
La prima normativa europea che riconosce il suolo come risorsa da tutelare è la recentissima Direttiva su monitoraggio e resilienza del suolo adottata dal Parlamento europeo il 23/10/2025. La Direttiva introduce principi per mitigare l'impatto del consumo di suolo, con un'attenzione particolare all'impermeabilizzazione (copertura con materiali come cemento o asfalto) e alla rimozione del suolo. In particolare gli Stati membri dovranno evitare o ridurre il più possibile la perdita della capacità del suolo di fornire molteplici servizi ecosistemici, inclusa la produzione alimentare mediante la riduzione, per quanto possibile, dell’area di suolo interessata dall’impermeabilizzazione e dalla rimozione del suolo, in particolare incoraggiando il riutilizzo e la riconversione dei suoli già impermeabilizzati, come gli edifici esistenti.
La qualità biologica dei suoli del Friuli Venezia Giulia

Il metodo QBS-ar, acronimo di Qualità Biologica del Suolo- artropodi, è un valido strumento per valutare lo stato di salute di un suolo analizzando la comunità di microartropodi, ovvero quelli con una larghezza del corpo inferiore ai 2 mm.
Più la comunità di organismi edafici (ovvero adattati a vivere nel suolo) è ben strutturata, più quel terreno risulta "ospitale", ricco di nutrienti e povero di sostanze inquinanti. Infatti l'alterazione indotta dalle attività antropiche (compattazione, concimazioni, uso di fitofarmaci, scarico di rifiuti tossici etc.) provoca la scomparsa delle specie più sensibili e portano alla perdita di fertilità del suolo, una risorsa considerata non rinnovabile per i suoi lunghissimi tempi di ripristino.
Per poter estrarre dal suolo i microartropodi si utilizza il selettore di Berlese Tulgren (Figura 4).

Il campione di suolo viene inaridito lentamente da una lampadina posta in prossimità della sua superfice. Gli organismi, in cerca di umidità, migrano verso il basso spostandosi alla base di un setaccio; cadono quindi in un imbuto che li veicola in un bicchierino di raccolta contenente alcool utilizzato per “fissare” gli organismi. Una volta terminato il periodo di estrazione, si passa alla successiva analisi al microscopio dei microartropodi rinvenuti (Figura 5).
Arpa FVG ha testato la metodica a scopo conoscitivo in 75 stazioni di campionamento disseminate in diversi suoli del Friuli Venezia Giulia, sottoposti a livelli variabili di stress naturali e antropici (Figura 6).

I valori riscontrati sono sostanzialmente quelli attesi in diverse condizioni ambientali e di pressione antropica: particolarmente elevati nei suoli forestali maturi del Tarvisiano e naturalmente bassi in condizioni climatiche o pedologiche estreme (ad esempio nei suoli di alta quota o in quelli salini delle barene della Laguna di Marano e Grado). I fattori naturali maggiormente condizionanti lo sviluppo delle comunità di microartropodi sono l'umidità, la pedologia e il grado di maturità del suolo, la presenza di alcuni inquinanti inorganici (metalli) e l'utilizzo di fitofarmaci nell'agricoltura intensiva.
Arpa FVG ha avviato anche una sperimentazione sull’impatto degli impianti fotovoltaici al suolo che prevede, oltre alla tradizionale analisi dell'indice QBS-ar, anche l'analisi genetica dei suoli tramite la metodica innovativa del Metabarcoding, tecnica di sequenziamento del DNA che permette di identificare anche le comunità presenti di funghi e batteri, rendendo l'analisi biologica del suolo più esaustiva.