Qualità dell'aria
Cosa succede nella stagione invernale?
Articolo
Come ogni anno, con l’arrivo della stagione invernale si ripropone il tema dell’aumento delle polveri sottili aerodisperse, ovvero di PM10 e PM2,5, correlato all’uso del riscaldamento in concomitanza di condizioni meteo che favoriscono il ristagno dell'aria. Con una corretta gestione dell'accensione e dello spegnimento delle stufe a biomassa e dell'abbruciamento di sfalci e potature è possibile ridurre gli impatti negativi sull'aria.
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PM10 e PM2,5 sono due tipi di particolato atmosferico (particelle solide e liquide sospese nell'aria), che si distinguono in base al loro diametro misurato in micrometri (milionesimi di metro). Il PM10 si riferisce a particelle con un diametro inferiore a 10 micrometri, mentre il PM2,5 si riferisce a quelle con un diametro inferiore a 2,5 micrometri.

L’aumento delle polveri sottili può essere più importante nel caso in cui per il riscaldamento si utilizzi combustibile a biomassa legnosa, infatti la combustione di questo materiale, oltre a produrre più particolato, produce anche idrocarburi policiclici aromatici (IPA) che si presentano adsorbiti sul materiale particolato e, fra questi, il benzo(a)pirene.
PM10, PM2,5 e benzo(a)pirene sono inquinanti regolamentati dalla vigente normativa in materia di qualità dell’aria, costituita dal D.Lgs. 155/2010, i cui obiettivi di qualità sono stati recentemente rivisti dalla Direttiva Europea 2024/2881 al fine di avvicinarli maggiormente ai valori guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a partire dal 01.01.2030.
In particolare, con la nuova Direttiva viene dimezzato l’attuale valore limite medio annuo per il PM10 da 40 a 20 µg/m3 e diminuito da 35 a 18 il numero dei superamenti della sua media giornaliera il cui limite a sua volta viene abbassato da 50 a 45 µg/m3; inoltre viene più che dimezzato l’attuale valore limite medio annuo per il PM2,5 da 25 a 10 µg/m3 e introdotto il limite giornaliero di 25 µg/m3 con un numero consentito di superamenti pari a 18 l’anno.
![Immagine al microscopio ottico delle particelle aerodisperse raccolte nella nostra regione. Le particelle nere sono di origine carboniosa e contengono anche idrocarburi policiclici aromatici tra i quali il benzo[a]pirene. Quelle “trasparenti” sono di origine crostale o salina](/media/images/particolato_01.width-500.jpg)
Per quanto riguarda il benzo(a)pirene, la concentrazione media annuale di 1,0 ng/m3, prevista dal D. Lgs. 155/2010 solo come valore obiettivo, diventerà con la Direttiva Europea 2024/2881 valore limite per la salute umana.
L’aumento di polveri sottili e benzo(a)pirene nella stagione invernale si fa sentire su tutto il territorio regionale, ma risulta più impattante nelle aree occidentali, in quanto queste aree già risentono maggiormente dell’impatto sulla qualità dell’aria correlato alla conformazione a conca della Pianura Padana tra Alpi e Appennini.
Importanti risultati a lungo termine e su macroscala nella riduzione dell’inquinamento atmosferico dovuto al riscaldamento domestico sono attesi a livello europeo dal miglioramento della sostenibilità energetica del patrimonio edilizio previsto dalla Direttiva Europea 2024/1275.
Per quanto riguarda invece le misure volte a conseguire risultati più a breve termine e su scala locale, il Piano regionale della qualità dell’aria (DPReg. del 18.04.2024 n. 049/Pres.) prevede l’adozione di un regolamento per l’utilizzo delle stufe a biomasse con la progressiva dismissione degli impianti meno efficienti, la manutenzione e controlli periodici delle stufe e delle canne fumarie, l’utilizzo di pellet certificato, ... Pertanto, fra le buone pratiche da adottare per contribuire a limitare l’inquinamento atmosferico invernale si può senz’altro indicare l’adozione di una corretta gestione degli impianti di riscaldamento a biomassa legnosa.
A livello più operativo, con riferimento alle corrette modalità di accensione e spegnimento delle stufe, Arpa FVG ha predisposto un prontuario di buone pratiche.
Infine, fra le attività che possono contribuire a livello locale in maniera significativa all’impatto sulla qualità dell’aria in termini di aumento di particolato e benzo(a)pirene vi è la pratica di abbruciamento di sfalci e potature.
Tale pratica, che già di norma è sottoposta ad una serie di limitazioni legislative, in caso di criticità dello stato della qualità dell’aria deve essere evitata (art. 182 comma 6-bis del D.Lgs. n. 152/2006 in materia di tutela dell’ambiente e Piano Regionale della Qualità dell’Aria).
A tal fine un ruolo importante è affidato ai comuni che possono intervenire sia tramite specifiche ordinanze sindacali volte a vietare questa pratica che tramite i relativi controlli.
I valori di PM10, PM2,5 e benzo(a)pirene misurati da Arpa FVG, insieme a quelli relativi agli altri inquinanti, sono reperibili nelle relazioni annuali pubblicate sul proprio sito istituzionale. In particolare nella Relazione sulla qualità dell’aria nella Regione Friuli Venezia Giulia – anno 2024 è riportato anche un approfondimento sulla fascia di territorio al confine con il Veneto e un approfondimento sulla nuova Direttiva sulla qualità dell’aria.
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