Efficientamento energetico e radon

Da nemici ad amici

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In Friuli Venezia Giulia sono state individuate le aree prioritarie a rischio radon grazie a oltre 4.500 misure raccolte da Arpa FVG. Il radon, gas radioattivo naturale, varia nel tempo e risulta più elevato in inverno all’interno delle abitazioni. Misure annuali sono essenziali per valutarne il rischio. Interventi di risanamento e di efficientemento energetico possono influenzarne le concentrazioni riducendole, se gestiti correttamente.

Radioattività

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radon aree prioritarie

A seguito di anni di misure effettuate da Arpa FVG, la Regione Friuli Venezia Giulia, con il supporto dell’Agenzia, ha individuato i comuni con la maggiore probabilità di registrare alte concentrazioni di radon indoor. La prima mappatura delle aree prioritarie a rischio è stata pertanto approvata con la Delibera di Giunta Regionale n. 1622 del 31 ottobre 2024.

Il database predisposto per questo scopo contiene i risultati della campagna “Radon Prone Areas” effettuata nel 2006, quelli della successiva campagna “Radon Prone Areas” del 2014 ed i risultati della campagna “Radon Misure per 1000 Famiglie” effettuata nel 2017.

Il database così costruito contiene i risultati di più di 4500 misure annue relative al piano terra in abitazioni distribuite uniformemente sul territorio regionale.








Cos’è il radon

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Il radon è un gas naturale appartenente alla catena di decadimento naturale dell’uranio (U-238). Essendo radioattivo ad alte concentrazioni può arrecare danni alla salute: dopo il fumo di sigaretta è la principale causa di tumore polmonare.

Nella nostra regione la fonte principale per l’ingresso del radon negli edifici è il suolo, non tanto per il contenuto di U-238 delle rocce che lo compongono, ma per la permeabilità del terreno e per la presenza di zone carsiche. Per questo motivo la distribuzione del radon indoor in Friuli Venezia Giulia, ben illustrata dalla mappa che riporta le aree prioritarie, non è uniforme.

Oltre ad una variabilità territoriale le concentrazioni di radon indoor presentano anche importanti variazioni su diverse scale temporali: giornaliere (giorno/notte), settimanali e stagionali. Queste variazioni sono dovute a diversi fattori sia climatici che legati all’utilizzo dei locali. I principali fattori climatici sono rappresentati dalla differenza di temperatura tra interno ed esterno, dalla presenza di pioggia, ghiaccio o neve, dalle variazioni di pressione atmosferica e dal vento. I fattori legati all’utilizzo dei locali sono dovuti a diverse abitudini di aerazione da parte degli occupanti e alla presenza di impianti di riscaldamento e raffrescamento.

La variabilità temporale più importate è quella legata alle variazioni annuali delle condizioni climatiche. L’analisi delle oltre 4.500 misure Arpa FVG (fig. 1 a sinistra) mostra come le concentrazioni di radon indoor siano di norma molto più alte in inverno che in estate. La concentrazione media delle misure invernali risulta essere 205 Bq/m3 (fig. 1 a destra) mentre quella estiva è pari a 100 Bq/m3. Il rapporto medio inverno/estate è pari a due ma è molto variabile: può variare tra uno e in alcuni casi arrivare anche a 10 ed oltre.

Le misure effettuate da Arpa FVG evidenziano anche particolari situazioni dove questo andamento è ribaltato con concentrazioni più elevate in estate che in inverno: questo accade in particolari locali interrati o seminterrati nelle zone carsiche ed è probabilmente legato ad una inversione termica del tutto simile a quanto avviene nelle grotte e cavità carsiche.

figura 1 - variazioni annuali delle concentrazioni...

Figura 1 - Variazioni annuali delle concentrazioni di radon indoor in estate e inverno: a sinistra tutte le 4500 misure, a destra concentrazione media stagionale

L’importanza di misurare

Per valutare correttamente il rischio dovuto al radon è necessario misurarlo e misurarlo per un periodo che tenga in considerazioni le variazioni stagionali. La legge italiana (D. Lgs. n. 101/2020) prevede misure della durata di un anno. Queste misure generalmente hanno un costo limitato e vengono effettuate con dosimetri passivi a tracce nucleari. Questi piccoli oggetti vengono posizionati, secondo specifici criteri nei locali di cui si vuole conoscere la concentrazione media di radon.

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