Imballaggi cellulosici poliaccoppiati: quanto riciclabili?

Gli imballaggi cellulosici sono facilmente riciclabili all’interno dei processi cartari, e anche presso il consumatore godono di una certa preferenzialità in quanto ritenuti materiali più “naturali” e facilmente recuperabili. Ma i nuovi trattamenti o gli accoppiamenti con altri materiali e sostanze per realizzare ad esempio il cosiddetto “effetto barriera” non sempre rendono le fibre disponibili per il successivo riciclo in cartiera.

Da poco tempo, come spiegato in una delle relazioni della conferenza print4all organizzata il 24/6/2020  da Comieco (Consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica) le aziende hanno a disposizione la norma tecnica UNI 11743:2019, sviluppata dal metodo 501/2017 messo a punto da Aticelca, l’associazione che riunisce tecnici ed esperti che operano nell’industria cartaria.

Si tratta di una procedura che simula, in scala ridotta, alcune fasi dei processi industriali necessari a produrre carta e cartone da fibre usate. Il risultato della prova di laboratorio viene confrontato con il sistema di valutazione Aticelca, che assegna l’indice di riciclabilità espresso dalle lettere A+, A, B e C, essendo A+ il livello di più alta riciclabilità.

Tale metodica permette di ottenere un “marchio” che certifica il livello di riciclabilità di materiali e prodotti a prevalenza cellulosica (carta e cartone), dando così un'utile indicazione al consumatore finale e al tempo stesso permettendo al produttore di sapere se i propri imballaggi sono riciclabili in un’ottica di eco-design: è ormai fin troppo chiaro infatti che l’economia non sarà mai circolare fino a quando i prodotti non saranno “pensati” fin dalla loro progettazione iniziale per essere riutilizzati, riparati, disassemblati, recuperati.

marchi di riciclabilità
marchi di riciclabilità

Ultimo aggiornamento 24/5/2023

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