Il 5G in Friuli Venezia Giulia: conoscere per decidere
L’arrivo della nuova tecnologia di trasmissione 5G porta con sé notevoli prospettive per lo sviluppo digitale del Friuli Venezia Giulia, tuttavia è accompagnato da preoccupazioni e allarmismi legati agli effetti dannosi sulla salute e sull’ambiente. Nonostante le numerose rassicurazioni da parte degli organismi internazionali e nazionali deputati al controllo e alla regolamentazione, i timori suscitati dalla nuova tecnologia trovano sempre nuovo sostegno nelle notizie reperibili in rete, che spesso rischiano di creare ulteriore confusione, se non vera e propria disinformazione.
In queste situazioni gli Amministratori e gli enti pubblici sono in “prima linea” e sono chiamati a dare delle risposte coerenti con le norme, nel rispetto della tutela della salute, dell’ambiente e di sviluppo del tessuto sociale ed economico.
Per favorire un confronto su questo delicato tema, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente del Friuli Venezia Giulia, congiuntamente all’Assessorato difesa dell’ambiente, energia e sviluppo sostenibile e alla Direzione centrale difesa dell’ambiente, energia e sviluppo sostenibile della Regione Autonoma FVG, hanno organizzato nei giorni scorsi un seminario online riservato agli Amministratori pubblici della regione.
La proposta è stata favorevolmente accolta vista l’ampia partecipazione: 280 iscritti in rappresentanza di 180 Comuni su 215 presenti in Friuli Venezia Giulia. All’incontro hanno partecipato anche numerosi tecnici delle Agenzie per l’ambiente di Liguria, Sicilia, Valle d’Aosta, Toscana, Piemonte, Basilicata, Calabria, Campania, Bolzano, Lombardia e anche alcuni amministratori di comuni di altre regioni.
Nel corso del seminario sono stati trattati da esperti di chiara fama gli aspetti ambientali (monitoraggio e controllo preventivo), sanitari, tecnologici ed economici legati agli impianti di telecomunicazioni, con particolare riferimento alla tecnologia 5G. Ampio spazio è stato dato all’ascolto, al dialogo e alla partecipazione.
Nel primo intervento Nicola Pasquino dell’Università di Napoli Federico II ha parlato di Esposizione umana ai campi elettromagnetici e 5G: il fenomeno, gli effetti e la tutela della popolazione. Pasquino è uno dei massimi esperti a livello nazionale di misurazione dei livelli di esposizione umana ai campi elettromagnetici generati da sistemi di telefonia mobile, è infatti anche Presidente del CT106 "Esposizione Umana ai Campi Elettromagnetici" del CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano), l'ente italiano di normazione per l'elettrotecnica, l'elettronica e le telecomunicazioni.
Nel corso dell’intervento ha ben spiegato, tra le altre cose, la differenza tra il 5G e le tecnologie precedenti per quanto concerne l’esposizione della popolazione. Nelle vecchie tecnologie, quando un utente effettua una connessione, la stazione radiobase si attiva ed irradia in modo direzionale ma copredo tutto lo spazio intorno all'antenna; con il 5G la trasmissione è sempre attivata dall'utente ma le nuove antenne sono in grado di direzionare il segnale solo nella porzione di spazio in cui è presente l'utilizzatore. Dove non ci sono telefoni attivi non c’è di fatto irradiazione di potenza. Per Pasquino ciò non significa che la stazione radio base “concentri” (focalizzi) tutta la sua potenza in quell’area, ma viceversa, che non vi è emissione nello spazio in cui non vi sono utenti attivi.
Nel secondo intervento si è parlato delle Preoccupazioni per la salute dovute al 5G. Il relatore, Alessandro Vittorio Polichetti, Primo Ricercatore presso il Centro Nazionale per la Protezione dalle Radiazioni e Fisica Computazionale dell'Istituto Superiore di Sanità, da circa trent’anni svolge attività scientifica nel campo della protezione della salute umana dalle esposizioni alle radiazioni non ionizzanti, ed è uno dei massimi esperti in materia in ambito nazionale. Anche Polichetti ha spiegato che gli unici effetti accertati sulla salute umana dei campi elettromagnetici a radio frequenza, compresi quelli alle frequenze che saranno utilizzate per il 5G, sono connessi al riscaldamento del corpo umano esposto. Tuttavia, i livelli di riferimento adottati a livello internazionale garantiscono ampiamente che la soglia degli effetti termici non venga superata. Per i sistemi fissi per le telecomunicazioni e radiotelevisivi, in Italia i limiti di esposizione sono ancora più restrittivi rispetto a quelli internazionali, inoltre l'Italia ha anche adottato delle misure di cautela (precauzione) nei confronti di eventuali effetti a lungo termine, fissando nei luoghi adibiti a permanenze prolungate della popolazione i valori di attenzione, che sono ancora molto più bassi.
La tecnologia 5G utilizzerà in Italia bande di frequenza diverse da quelle utilizzate attualmente per la telefonia cellulare: 694-790 MHz; 3,6-3,8GHz; 26,6-27,5 GHz. Una novità solo apparente, spiega Polichetti, poiché la banda 694-790 MHz è attualmente utilizzata per le trasmissioni televisive e sarà liberata nel 2022 per essere utilizzata dalla nuova tecnologia 5G, mentre le frequenze comprese tra 3,6 e 30 GHz sono utilizzate da molti anni ad esempio per i ponti radio e le comunicazioni satellitari. Tali onde elettromagnetiche “millimetriche” non riescono a penetrare attraverso edifici e vengono facilmente assorbite dalla pioggia o dalle foglie; sono anche riflesse o assorbite solo superficialmente a livello della pelle, senza quindi penetrare all’interno del corpo e causarne riscaldamento. In conclusione Polichetti ha ribadito che i dati a disposizione sugli impatti della tecnologia 5G non fanno ipotizzare problemi per la salute della popolazione qualora vengano rispettati gli standard e i limiti di protezione previsti dalle normative.
E’ seguito l’intervento di Marzia Minozzi, Il 5G: cenni su tecnologia e servizi, mercato e regole. Minozzi è responsabile dell’area normativa e regolamentazione di Assotelecomunicazioni-Asstel, l’Associazione di Categoria del sistema di Confindustria per la filiera delle telecomunicazioni e precedentemente è stata componente degli organismi tecnici del CIPE (comitato interministeriale per la programmazione economica della Presidenza del Consiglio) e in altri ambiti sia pubblici che privati interessandosi di servizi di pubblica utilità.
L’utilizzo dei servizi di trasmissione dati è previsto in forte crescita, soprattutto per la trasmissione di prodotti video. Il 5G – ha ricordato Minozzi - è la tecnologia che consentirà di connettere gli oggetti (Internet of Things, internet delle cose). Ciò significa che gli oggetti (le "cose") si rendono riconoscibili e acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter comunicare dati tra loro e accedere ad informazioni aggregate. I vantaggi e le applicazioni sono enormi. Basti pensare alle applicazioni nel settori dei trasporti per la guida assistita e la sicurezza stradale, o alle applicazioni nel campo della sanità, della diagnostica a distanza, la robotica ospedaliera e medicale.
Minozzi si è soffermata anche sul cosiddetto principio di precauzione, troppo spesso utilizzato in modo improprio. L’applicazione del principio è, infatti, prerogativa del legislatore nazionale e non delle pubbliche amministrazioni locali. Per Minozzi tale principio di precauzione è già applicato in modo pieno dalla normativa nazionale laddove definisce dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità significativamente inferiori a quelli della normativa europea.
Nell’ultimo intervento di giornata Anna Bampo, responsabile della struttura Protezione dall’inquinamento elettromagnetico di Arpa FVG ha presentato le attività svolte sul territorio dall’Agenzia per l’ambiente. Le attività sul territorio sono sia di tipo preventivo per la valutazione dell’impatto delle nuove sorgenti prima della loro installazione, sia di monitoraggio dell’effettivo campo elettromagnetico sulle installazioni esistenti. In conclusione ha fornito alcuni dati sulle nuove installazioni 5G. Ad oggi Arpa FVG ha emesso circa 180 pareri per l’utilizzo della frequenza a 700 MHz, circa 20 per la frequenza a 3600 MHz, mentre non sono giunte ancora richieste di parere per impianti a 26 GHz, frequenza che desta più preoccupazione secondo i media. A fronte di tutte queste richieste di attivazione, in FVG sono attivi solamente 4 impianti, 2 in provincia di Udine, 1 rispettivamente nelle province di Gorizia e Pordenone. Bampo ha infine segalato la presenza sul sito web di ARPA di numerose pagine informative dedicate alle radiazioni non ionizzanti e ai campi elettromagnetici. Tali pagine, in particolare il “focus sui campi elettromagnetici e il 5G”, sono un utile strumento di consultazione sia per gli amministratori pubblici che per i cittadini.
A conclusione delle relazioni ampio spazio è stato dato a domande e approfondimenti da parte del pubblico presente in videoconferenza.
Il seminario sul 5G si inserisce all’interno di un nuovo progetto avviato da Arpa FVG, su indicazione della Regione, denominato “5G e Campi elettromagnetici”, che si pone l’obiettivo di potenziare le attività volte a monitorare i livelli di campo elettromagnetico presenti sul territorio, con specifica attenzione alle trasmissioni in tecnologia 5G, e incrementare le iniziative di informazione alla popolazione.
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Ultimo aggiornamento 31/3/2022
URL: https://www.arpa.fvg.it/temi/temi/campi-elettromagnetici/news/il-5g-in-friuli-venezia-giulia-conoscere-per-decidere/