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La qualità ambientale delle acque sotterranee

Il Friuli Venezia Giulia è una regione ricca di acque sotterranee grazie a due fattori determinanti: la notevole piovosità da un lato, la presenza di rilievi sedimentari ed un potente materasso alluvionale in grado di immagazzinare tale risorsa dall’altro.
Le acque piovane e quelle disperse dai corpi idrici superficiali delle aree montane vanno a formare una vasta falda freatica, che non presenta sensibili soluzioni di continuità idrogeologica nella alta e media pianura friulana.
Avvicinandosi al mare, la falda diventa sempre più superficiale fino ad emergere, dando origine alla fascia delle risorgive, che attraversa l’intera pianura dall’estrema area occidentale pordenonese alle pendici carsiche del basso isontino.
Al di sotto della linea delle risorgive l’acquifero indifferenziato si suddivide in un complesso “multifalda” costituito da acquiferi artesiani stratificati fino a grande profondità. L’abbondanza di falde idriche sotterranee rappresenta un importante patrimonio naturale che permette di attingere, facilmente ed a basso costo, acqua di elevata qualità dal sottosuolo.
Come tutte le risorse naturali anche le falde idriche non sono inesauribili e sono in alcune aree "vulnerabili" ai nitrati e ai prodotti fitosanitari, oltre che agli inquinanti in genere, in funzione delle caratteristiche dei terreni, della presenza di pozzi, di specifici centri di pericolo e dell'uso del suolo.

La tutela delle acque sotterranee costituisce un elemento fondamentale della normativa nazionale in materia di tutela ambientale (D.Lgs. 152/2006), che prevede la valutazione dello stato di qualità degli acquiferi, al fine di stabilire le politiche di protezione di questa preziosa risorsa naturale ed individuare gli opportuni interventi di risanamento e di tutela qualora il buono stato di qualità previsto per il 2015 sia già presente.

Lo stato delle conoscenze

Le acque sotterranee sono oggetto di varia normativa e l’attività di controllo può essere svolta con finalità diverse (uso potabile, qualità degli acquiferi, monitoraggio di siti contaminati, discariche, ecc.). Queste normative fanno riferimento a loro volta a parametri con relativi valori di concentrazioni tabellati, generalmente coerenti ma non sempre sovrapponibili.
La qualità ambientale delle acque sotterranee, sulla base della normativa specifica di settore viene monitorata da diversi anni attraverso una vasta rete regionale di campionamento, sviluppata prima dai PMP (i Presidi Multizonali di Prevenzione afferenti alle USL) e dal 1999 dai Dipartimenti Provinciali dell’Arpa FVG, su una rete di oltre 200 pozzi, distribuiti sulla pianura; negli ultimi decenni sono stati rilevati diversi episodi di contaminazione, alcuni tuttora in atto, dovuti a rilasci di sostanze inquinanti provenienti da diverse attività (agricoltura, industria, smaltimento rifiuti, ecc.). La notevole mole di dati analitici prodotta, ha consentito di ricostruire caratteristiche e criticità degli acquiferi regionali.

Inquinamenti diffusi

Con riferimento agli inquinamenti di tipo diffuso (non imputabile ad una singola origine), la concentrazione di nitrati presenti nelle acque sotterranee supera sporadicamente e in pochi casi il limite sanitario dei 50 mg/l, mentre molto ampia è la distribuzione di concentrazioni superiori a 25 mg/l, soprattutto negli acquiferi più superficiali; di un certo rilievo è il trend di incremento di nitrati negli strati più profondi di aree vulnerate. È rilevante, inoltre, l’apporto di nitrati nei corpi idrici superficiali alimentati dal riaffioramento delle falde freatiche in prossimità della fascia delle risorgive.
Per quanto riguarda i residui di prodotti fitosanitari, a distanza di molti anni dal divieto d’utilizzo dell’atrazina, i suoi prodotti di degradazione (metaboliti) sono tuttora presenti nelle falde di vaste aree della pianura anche in profondità, mentre la terbutilazina e suoi metaboliti, di utilizzo più recente, interessa territori più limitati.

Inquinamenti puntuali

Con riferimento agli inquinamenti di tipo localizzato o puntuale (attribuibile cioè ad uno o più eventi circoscrivibili), in genere di origine industriale, si rileva la persistente situazione (per quanto con concentrazioni in costante decremento) di plume (parte di un acquifero sotterraneo che trasporta elementi inquinanti) contaminati da solventi organici clorurati nell’area centro-occidentale pordenonese (vedi pubblicazione dell'azienda sanitaria), e da solventi organici clorurati e cromo esavalente, nell’area industriale a sud di Udine.

Ultimo aggiornamento 15/3/2022

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