Elementi di qualità: corpi idrici di transizione
Lo stato ecologico dei corpi idrici di transizione regionali è individuato, ai sensi del D.M. 260/2010 in base ai seguenti elementi:
- elementi di qualità biologica (EQB): fitoplancton, macrofite, macroinvertebrati bentonici e fauna ittica;
- elementi fisico-chimici a sostegno degli elementi di qualità biologica: nutrienti e ossigeno disciolto;
- elementi chimici a sostegno degli elementi di qualità biologica: sostanze inquinanti specifiche presenti nella Tab. 1/B D. Lgs 172/15.
Fitoplancton
Il fitoplancton rappresenta uno degli elementi di qualità che la Direttiva Acque 2000/60/CE considera per la valutazione dello stato ecologico degli ambienti acquatici. Il fitoplancton è l'insieme degli organismi di dimensioni microscopiche, vegetali, autotrofi, quindi fotosintetizzanti, presenti nel plancton sia di acque marine che dolci.
É il produttore primario nelle reti trofiche acquatiche in quanto capace di sintetizzare sostanza organica a partire da quella disciolta inorganica, per mezzo della radiazione solare come fonte di energia. Esso pertanto, gioca ruoli essenziali in tutti gli ecosistemi oceanici e di acqua dolce, rimuovendo l’anidride carbonica dall’atmosfera e dando sostentamento alle reti alimentari acquatiche.
Nel suo insieme il fitoplancton è costituito da numerose classi di organismi, le più abbondanti e comuni sono le Dinophyceae o dinoflagellati, le Bacillariophyceae o diatomee, seguite da numerose altre classi meno abbondanti come le Cyanophyceae, Chlorophyceae, Cryptophyceae, Chrysophyceae, Prasinophyceae, Coccolithophyceae, Euglenophyceae, ecc..
Le dimensioni di questi individui vanno da pochi micron a più di 500 micrometri, nella maggior parte dei casi variano intorno a qualche decina di micrometri.
Tali organismi fitoplanctonici sono monocellulari. In alcuni casi, dopo la divisione, le singole cellule rimangono unite tra loro a formare catene più o meno lunghe. Le forme sono molto variabili da sferiche a bastoncellari o cilindriche e talvolta dotate di setae o spine più o meno lunghe e complesse che agevolano il galleggiamento, come nel caso dei generi Chaetoceros e Bacteriastrum.
L’autotrofia è resa possibile per la presenza di diversi pigmenti fotosintetici, tra cui la clorofilla a, il più importante, tanto da essere utilizzato come stima indiretta della biomassa microalgale negli ambienti acquatici.
Tale stima si ottiene per via chimica mediante l'uso in laboratorio di spettrofluorimetro su campioni di acqua marina; oppure utilizzando una sonda multiparametrica da campo, dotata di fluorimetro, la quale permette di rilevare in tempo reale la concentrazione di clorofilla a lungo tutta la colonna d'acqua.
La crescita e la successione stagionale della biomassa del fitoplancton sono influenzate da diversi fattori di carattere chimico, fisico, biologico ed idrologico, tra i quali principalmente: l'intensità luminosa, la temperatura, la disponibilità di nutrienti e l'idrodinamismo.
- L'intensità luminosa influisce sull'attività fotosintetica. Nelle regioni temperate le condizioni favorevoli per lo sviluppo vanno dalla primavera all'autunno. Un eccesso di intensità luminosa può anche avere effetti inibitori sulla fotosintesi. La penetrazione della luce alle varie profondità è uno dei fattori più importanti che determina la distribuzione delle diverse specie lungo la colonna d'acqua.
- Per quanto riguarda la temperatura, un suo aumento, entro certi limiti, può favorire i processi metabolici, quindi ad una maggiore temperatura corrisponde generalmente una maggiore produzione di biomassa fitoplanctonica. La temperatura influisce anche su altri fattori importanti per il fitoplancton, quali ad esempio la solubilità dell'ossigeno ed i movimenti delle masse d'acqua, ai quali il plancton è per definizione vincolato.
- La disponibilità di nutrienti (principalmente azoto e fosforo) è legata alla loro immissione dall'esterno del corpo d'acqua ed alla loro mobilitazione dal fondo, dove avviene la degradazione della sostanza organica e dove quindi essi tendono ad accumularsi.
- L’idrodinamismo è uno dei principali fattori che influenza la concentrazione delle cellule algali. Le aree riparate dal modo ondoso, con idrodinamismo attenuato ed in acque poco profonde sono ideali per la proliferazione del fitoplancton. Viceversa nelle aree al largo, esposte alla continua azione dei venti e con maggiori profondità, tale proliferazione è alquanto improbabile.
In ambienti di transizione come le lagune, si mescolano acque di ingressione costiera con acque di origine continentale, producendo acque tipicamente salmastre. L'immissione di acque dolci fluviali fornisce una continua riserva di nutrienti che la componente fitoplanctonica utilizza in presenza di energia luminosa e di anidride carbonica, attuando il processo di fotosintesi e producendo nuova sostanza organica. Questi sali inorganici derivano tuttavia, anche dai processi di mineralizzazione da parte dei decompositori che si trovano per gran parte all'interno del sedimento.
La risospensione del sedimento gioca un ruolo chiave nei fondi mobili degli ambienti lagunari a ridotta batimetria. Infatti, tale processo se da un lato favorisce la solubilizzazione dei sali nutritivi provenienti dal fondale, dall'altro può limitare l'attività fotosintetica impedendo alla radiazione luminosa di penetrare lungo la colonna d'acqua.
Anche l’alternanza della marea agisce come fattore di controllo nella diffusione dei nutrienti e di conseguenza della biomassa planctonica nell'intero bacino lagunare.
Il fitoplancton, nelle acque di transizione e in particolare nella Laguna di Marano e Grado, è costituito essenzialmente da diatomee o Bacillariophyceae, dinoflagellati o Dinophyceae ma sono frequenti e spesso preponderanti anche altre classi come le Chlorophyceae, Cryptophyceae, Chrysophyceae, Prasinophyceae, Euglenophyceae e altri piccoli flagellati di dimensioni inferiori ai 20 micrometri, difficilmente identificabili al microscopio ottico e spesso raggruppati sotto l'unica denominazione di altro fitoplancton o nanoflagellati.
Sempre per effetto della risospensione e della ridotta batimetria, nella colonna d’acqua, oltre alle forme planctoniche, sono abbondanti le forme tipicamente bentoniche che nel loro insieme costituiscono il microfitobenthos o microalghe bentoniche.
Il microfitobenthos rappresenta una componente molto importante degli ecosistemi marino costieri e in particolare di transizione contribuendo ampiamente alla produzione primaria totale comunemente attribuita soltanto al fitoplancton. L'importanza ecologica del microfitobenthos, inoltre, è legata al ruolo chiave che svolge nell'ambito della regolazione dei nutrienti e dell'ossigeno tra il comparto bentonico e planctonico e alle relazioni trofiche con la meiofauna e la macrofauna bentonica.
A seconda del tipo di substrato al quale è associata, la comunità microfitobentonica si distingue in: epipelon ed endopelon (sopra e dentro il sedimento fangoso di tipo pelitico), epipsammon (sopra il sedimento sabbioso) epiliton ed endoliton (sopra e dentro le fessure di rocce), epifiton (su organismi vegetali) ed epizoon (su organismi animali).
La comunità microfitobentonica include tutte le classi microalgali ma i cianobatteri e soprattutto le diatomee sono le più abbondanti.
Le diatomee epipeliche sono le più rappresentate, adattate a vivere su sabbie pelitiche, compiono movimenti sopra e dentro il sedimento grazie alla produzione di un film mucopolisaccaridico attraverso una fessura del furstulo, detta rafe, che appunto le caratterizza. Si tratta perlopiù di specie pennate appartenenti ai generi Navicula, Nitzschia, Pinnularia, Diploneis, Pleurosigma, Gyrosigma, ecc..
Le specie epipsammiche si ritrovano invece su sabbie più grossolane capaci di aderire ai granuli di sabbia attraverso dischi mucillaginosi o piccoli peduncoli. Sono frequenti nelle acque di transizione anche i generi di diatomee epifite ed epizoiche che attraverso la produzione di peduncoli semplici o ramificati e cuscinetti mucillaginosi sono in grado di colonizzare piante acquatiche, macroalghe e organismi animali come crostacei e molluschi. Alcuni esempi sono i generi eretti Licmophora e Striatella, o per le forme adnate i generi Amphora e Cocconeis numerosi sulle fanerogame di questi ambienti.
In Laguna di Marano e Grado è possibile distinguere differenti comunità fitoplanctoniche nelle diverse aree. La comunità microalgale delle zone più esterne, nei pressi delle bocche lagunari può risultare composta sia da specie di grandi dimensioni che tipicamente fanno parte del plancton marino, sia da piccole diatomee pennate tipicamente bentoniche, unitamente a Cryptophyceae, Chrysophyceae, Prasinophyceae, Euglenophyceae e numerosi nanoflagellati perlopiù indeterminati. Mentre nelle aree più distanti dal mare sotto la gronda lagunare nel popolamento prevalgono soprattutto piccole diatomee pennate betoniche, Cryptophyceae, Chrysophyceae, Prasinophyceae, Euglenophyceae, e nanoflagellati, ma è anche frequente rinvenire specie tipiche di acque dolci come numerose Clorophytae.
Negli ambienti di transizione più confinati, come in alcune aree della Laguna di Marano presso le foci dei fiumi Zellina, Stella e Aussa-Corno, o nelle valli da pesca come nella Valle Cavanata della Laguna di Grado, si può verificare talvolta una combinazione favorevole dei fattori che favoriscono la crescita e la proliferazione di alcuni particolari taxa, causando uno squilibrio nella composizione della comunità e dando origine alle "fioriture" (bloom in inglese). L’ambiente chiuso lagunare con scarso ricambio, assenza di predatori, abbondanza di nutrienti e in presenza di intensità luminosa e temperature adatte ai processi fotosintetici e metabolici favoriscono l’evolversi di questi fenomeni.
Essendo organismi unicellulari di dimensioni microscopiche i tempi di riproduzione sono dell’ordine di qualche ora, pertanto, se le sostanze nutritive sono presenti in quantità sufficiente e tutti gli altri fattori ambientali sono favorevoli al processo di riproduzione, questi organismi raggiungono in poche ore, concentrazioni molto elevate, dell’ordine di decine o centinaia milioni di cellule per litro d’acqua, laddove la loro concentrazione normale può attestarsi anche intorno a poche decine di cellule litro. In presenza di concentrazioni fitoplanctoniche così elevate la colorazione dell'acqua assume la gradazione dei pigmenti fotosintetici della specie responsabile della fioritura dando origine alle così dette "maree rosse o verdi".
Alcune specie producono sostanze che possono indurre effetti tossici per gli altri organismi come pesci, crostacei, bivalvi ma anche per l'uomo. E' il caso di alcune Raphydophyceae ittiotossiche o microalghe appartenenti ai generi Pseudo-nitzschia, Dinophysis, Alexandrium, Ostreopsis, ecc..
Se la specie algale non produce tossine, la fioritura, apparentemente, non apporta gravi danni per la salute umana, pur rappresentando una perturbazione importante per l'ecosistema, con la produzione di sostanza organica in surplus che può fare da substrato per la crescita della comunità microbica e il consumo di nutrienti a discapito di altre specie causando squilibri nell'intera comunità acquatica.
La fioritura si esaurisce non appena le condizioni ambientali mutano.
Il fenomeno delle fioriture è conosciuto da lungo tempo nel Mare Adriatico. Si presenta in modo ciclico a carico di numerose microalghe alcune delle quali anche di origine non autoctona come è il caso di Ostreopsis ovata.
Nell'ambito della Direttiva Acque 2000/60/CE la valutazione dello stato di qualità dell'EQB fitoplancton viene fatta attraverso l'applicazione di un indice multimetrico (Multimetric Phytoplankton Index - MPI).
Al fine di applicare questo indice viene innanzi tutto eseguita un'analisi qualitativa e quantitativa della comunità microalgale.
A tale scopo vengono prelevati campioni di acqua superficiale, per mezzo di campionatori adeguati come le bottiglie Niskin.
Dai campionatori, in campo, vengono prelevate delle subaliquote di acqua di mare che vengono stoccate in bottiglie, generalmente da 500 mL, di vetro oscurato per impedire la degradazione dei pigmenti fotosintetici. Viene aggiunta, immediatamente anche una quantità adeguata soluzione di Lugol neutro, come fissativo, per impedire la degradazione della sostanza organica e permettere una buona conservazione delle cellule microalgali. In seguito, i campioni vengono trasportati in laboratorio per le successive analisi.
L'osservazione al microscopio ottico necessita di un periodo variabile di sedimentazione e concentrazione dei campioni, in funzione della quantità di sostanza organica e delle cellule fitoplanctoniche presenti. Per questo scopo vengono utilizzate camerette con relative colonnine di sedimentazione aventi dimensioni variabili a seconda delle necessità.
L'analisi dei campioni al microscopio ottico con l'ausilio di testi e siti internet specifici, permette l'identificazione e il riconoscimento dei principali componenti della comunità microalgale a livello di genere e in molti casi di specie. Viene eseguito anche il conteggio delle diverse componenti e tenendo conto dei fattori di diluizione è possibile ottenere una stima quantitativa della comunità fitoplanctonica.
Vengono così prodotte le liste floristiche con le relative abbondanze cellulari che forniscono importanti informazioni in merito alla composizione ed alla struttura della comunità microalgale planctonica permettendo in taluni casi di seguire la formazione e l'evoluzione di eventuali fioriture in atto.
L'indice multimetrico MPI è funzionale alla valutazione dello stato ecologico delle acque di transizione italiane sulla base dell'elemento di qualità biologica "fitoplancton". L'indice prende in considerazione i parametri: composizione, abbondanza, biomassa, richiesti dalla Water Framework Directive 2000/60/CE e dalla sua normativa di recepimento. Si compone di quattro diverse metriche:
- l'indice di Hulburt che individua le specie dominanti;
- la frequenza delle fioriture;
- l' indice di biodiversità di Menhinick;
- la concentrazione di clorofilla a determinata in laboratorio per via chimica e calcolata come media geometrica.
Per l'applicazione dell’indice, è necessaria una modalità di campionamento e analisi necessari a garantire la standardizzazione dei risultati ottenuti e la loro comparabilità su scala nazionale. Per questo sono stati individuati i corpi idrici confinati e quelli non confinati e la frequenza di campionamento deve essere stagionale. Al termine di almeno un anno di campionamento vengono calcolate le medie delle quattro metriche e rapportate ai valori di riferimento. In tal modo si ottengono le classi di qualità di appartenenza di ciascun corpo idrico che sono cinque: classe di qualità elevata, buona, sufficiente, scarsa e cattiva.
Macrofite
Le macrofite sono i vegetali macroscopicamente visibili presenti negli ambienti acquatici. Sono rappresentate da fanerogame acquatiche e dalle macroalghe.
Questo elemento di qualità biologica non viene studiato per le acque marino costiere del Friuli Venezia Giulia, ma viene preso in considerazione per la valutazione dello stato ecologico delle acque di transizione dove le praterie di fanerogame marine, o meglio di fanerogame acquatiche, piante superiori perenni, svolgono molteplici ed importanti funzioni ecologiche.
- Costituiscono un habitat in grado di sostenere un’elevata biodiversità, con funzione di nursery per le fasi giovanili di molte specie bentoniche ed ittiche, nonché una zona privilegiata anche per l’alimentazione dell’avifauna.
- Contribuiscono al miglioramento delle condizioni ambientali delle zone di basso fondale, grazie alla loro capacità di assorbire nutrienti e ossigenare le acque.
- Gli apparati radicali perenni consolidano il fondale, mentre le foglie attenuano le forzanti idrodinamiche, quali moto ondoso e correnti. Le piante acquatiche, perciò, sono importanti elementi biocostruttori in grado di aumentare la stabilità dei fondali, di ridurre la risospensione dei sedimenti e di contrastare i processi erosivi negli habitat costieri e lagunari
La vegetazione acquatica è, quindi, un importante indicatore di qualità ecologica e dello stato di conservazione degli habitat negli ambienti lagunari. Nelle aree più eutrofizzate con maggiore torbidità o comunque più disturbate, le specie più sensibili e di maggiore pregio come le fanerogame acquatiche ed alcune macroalghe possono essere sostituite da specie macroalgali opportuniste, appartenenti alle famiglie delle Ulvaceae, delle Cladophoraceae, delle Gracilariaceae e delle Solieriaceaee. Nei casi più estremi si può giungere alla totale, o quasi totale, scomparsa degli organismi di maggior pregio.
Negli ultimi decenni del XX secolo, è stata osservata a livello mondiale una forte riduzione delle aree coperte da praterie di fanerogame acquatiche.
Secondo la Direttiva 2000/60/CE la valutazione di questo EQB nella Laguna di Marano e di Grado viene effettuata a cadenza triennale, con due campagne di studio, una primaverile-estiva ed una autunnale.
Durante ogni campionamento viene determinata la copertura algale, controllando la presenza/assenza attraverso saggi puntuali effettuati toccando il fondale con un rastrello, come previsto dai protocolli di campionamento. La valutazione della copertura specifica delle fanerogame, quando presenti, viene effettuata in immersione o, nel caso tale modalità non fosse attuabile, tramite la tecnica del visual census, direttamente dall’imbarcazione.
Il D.M. 260/2010 prevede per la classificazione dello stato ecologico delle macrofite l’applicazione dell’indice MaQI (Macrophyte Quality Index), secondo le Linee guida ISPRA.
Questo indice si basa sulla determinazione delle principali associazioni di macroalghe e fanerogame marine presenti nelle aree di studio. É stato proposto per la valutazione dello stato ecologico della regione Mediterranea, ed è composto da un "indice esperto" E-MaQI, che si basa sulla raccolta e classificazione del maggior numero possibile di macrofite presenti nell'area di studio, e da un indice "rapido" R-MaQI basato sulla dominanza, copertura e/o presenza/assenza di taxa di particolare interesse ecologico. Vengono così individuate 5 classi di qualità dei corpi idrici in base a questo EQB: elevata, buona, sufficiente, scarsa e cattiva.
Nel complesso lagunare di Marano e Grado generalmente si possono osservare macroalghe appartenenti ai phyla delle Rhodophyta o alghe rosse, Chlorophyta o alghe verdi e Ochrophyta o alghe brune e fanerogame marine, quali Cymodocea nodosa, Zostera marina, Zostera noltei ma anche Ruppia cirrhosa e Ruppia maritima.
Macroinvertebrati bentonici
I macroinvertebrati bentonici sono una categoria faunistica costituita da organismi invertebrati di dimensioni superiori a 0,5-1 mm, i quali trascorrono tutta o la maggiore parte della loro vita a contatto con il fondale.
I gruppi tassonomici (o taxa) più rappresentativi dei sedimenti delle acque di transizione sono gli anellidi policheti, i molluschi (bivalvi e gasteropodi) ed i crostacei.
La fauna bentonica è considerata un indicatore ecologico molto sensibile alla qualità dell’ambiente acquatico e viene normalmente utilizzata, a livello mondiale, per valutare lo stato di salute dell’ambiente in relazione all’impatto delle attività umane.
Il benthos presenta alcune caratteristiche che lo rendono particolarmente adatto per il monitoraggio ambientale, poiché è costituito da organismi sedentari o con una mobilità ridotta, essi rimangono per tutta la loro vita in un’area di qualche metro quadro e quindi non hanno la possibilità di sottrarsi all’azione degli inquinanti (presenti nell’acqua o accumulati nei sedimenti) o degli altri stress ambientali (ad es. carenza di ossigeno o anossia).
Grazie all’elevata biodiversità di questo gruppo faunistico è possibile ottenere una risposta più selettiva allo stress ambientale, in quanto alcuni taxa possono essere tolleranti all’arricchimento organico, a basse concentrazioni di ossigeno disciolto, oppure alla presenza di sostanze tossiche, quali pesticidi e metalli pesanti, altri invece, essendo maggiormente sensibili, scompaiono rapidamente in presenza di queste condizioni ambientali.
Infine, il ciclo vitale relativamente lungo (da pochi mesi a qualche anno), determina una struttura della comunità capace di integrare le condizioni medie dell’ambiente, lungo il periodo di tempo che precede il campionamento.
Il campionamento dei macroinvertebrati bentonici di fondo mobile viene effettuato per mezzo di una benna tipo van Veen con superficie di presa pari a 0,047 m2.
Per ogni stazione di campionamento vengono eseguite 4 repliche ed il loro contenuto viene vagliato separatamente attraverso un setaccio a maglia di 1 mm.
Il materiale trattenuto dal setaccio, composto dai macroinvertebrati e dal residuo costituito in prevalenza da conchiglie vuote ed altri nicchi calcarei, viene raccolto in barattoli con l'aggiunta di soluzioni conservanti.
In laboratorio viene eseguita la separazione degli organismi bentonici dal residuo attraverso un procedimento chiamato sorting.
In seguito i macroinvertebrati vengono determinati il più possibile a livello di specie con l'ausilio del microscopio e di testi specialistici per il riconoscimento. I dati vengono inseriti in una tabella che riporta l'abbondanza di ogni specie ritrovata in ogni singola stazione di campionamento. I dati così organizzati vengono elaborati per la stima degli indici ecologici.
La valutazione dello stato ecologico di questo EQB ai sensi della Direttiva 2000/60/CE viene ottenuta utilizzando l’indice multivariato M-AMBI (AZTI – Marine Biotic Index).
Questo indice deriva dall'evoluzione di un precedente indice chiamato AMBI, il quale consiste nel calcolo di una proporzione fra le specie bentoniche sensibili e tolleranti. Le specie presenti in ogni stazione vengono catalogate in 5 gruppi ecologici in funzione della loro tolleranza o meno all'inquinamento e agli stress ambientali. Oltre al valore di AMBI, nella formula per il calcolo di M-AMBI viene considerato anche l'indice di diversità di Shannon-Wiener e la ricchezza espressa come numero di specie. Il valore di M-AMBI è compreso nell'intervallo tra 0 e 1, in cui vengono definite le 5 classi di stato ecologico che variano da cattivo ad elevato.
Fauna ittica
Questo elemento di qualità biologica viene indagato solo per la determinazione dello stato ecologico degli ambienti di transizione, come le lagune. Le lagune costiere sono ambienti in grado di ospitare un'elevata abbondanza di popolazioni ittiche durante specifici stadi di vita, soprattutto quelli giovanili, e quindi di sostenere importanti produzioni ittiche per l'economia della pesca in laguna e in mare.
Le specie ittiche caratteristiche delle lagune sono specie cosiddette euriecie, ossia in grado di tollerare l'elevata variabilità ambientale, tipica di questi habitat.
I pesci che compiono il loro ciclo biologico, riproduzione compresa, interamente o in gran parte all'interno delle lagune o nelle zone d'estuario, vengono classificati come specie estuarino residenti o sedentarie.
Solitamente sono presenti in laguna tutto l'anno, sono di piccole dimensioni e a ciclo vitale di breve durata, hanno un elevato potenziale riproduttivo e sono presenti in numero elevato.
Tra queste, sui bassi fondali delle lagune alto adriatiche troviamo alcune specie di gobidi come il ghiozzetto cenerino Pomatoschistus canestrinii, il ghiozzetto di laguna Knipowitschia panizzae, il ghiozzetto marmorato Pomatoschistus marmoratus, il ghiozzo gò Zosterisessor ophiocephalus; per le altre famiglie sono sicuramente tipici il nono Aphanius fasciatus e il latterino Atherina boyeri.
Accanto alle specie residenti sono presenti le specie migratorie, le quali hanno dimensioni maggiori rispetto alle sedentarie, sono normalmente più longeve e compiono la fase riproduttiva in mare.
All'interno di questo gruppo possono venir distinte le specie migratorie regolari da quelle occasionali o accidentali. Le prime sono costituite da individui giovanili, lunghi anche solo un paio di cm e spesso poco somiglianti alle forme adulte durante le prime fasi di sviluppo.
Trattasi infatti di novellame che all'inizio della primavera accede regolarmente nell'ambiente lagunare per soggiornarvi durante il periodo di accrescimento, utilizzando quindi le lagune come aree di nursery o “asilo nido”. Qui infatti vi trovano abbondanza di risorsa alimentare, nonché un maggior riparo dai potenziali predatori.
A questo gruppo appartengono i Mugilidae o famiglia dei cefali, gli Sparidae o sparidi rappresentati soprattutto dall'orata, Sparus aurata, i pleuronettiformi o pesci piatti dominati dalla passera di mare, Platichthys flesus, e dalla sogliola comune, Solea solea, infine i Serranidae o serranidi rappresentati dal branzino, Dicentrarchus labrax.
Gli adulti di alcune di queste specie spesso ritornano in laguna anche l'anno successivo durante la primavera per alimentarsi fino all'inizio dell'autunno.
I migratori occasionali o accidentali, invece, sono specie definite usualmente talassiche, che talora accedono i bassi fondali lagunari, soprattutto durante il primo periodo di vita. Tra le famiglie più comuni vi sono i Labridae o labridi ed alcune specie di Gobiidae o gobidi, le aguglie, Belone belone e le triglie, Mullus spp..
Nelle lagune costiere, soprattutto se al loro interno vi sfociano dei fiumi, ci sono pure le specie diadrome, ovvero quelle che compiono il loro ciclo di vita tra mare e acque dolci, tra queste specie un esempio su tutte è sicuramente l'anguilla.
Oltre alle specie che costituiscono il cosiddetto pesce novello, altre specie marine eurialine si rinvengono in laguna su base stagionale. In particolare, alcune specie di piccoli pelagici compiono importanti migrazioni all'interno dell'ambiente lagunare. E' questo il caso dell'acciuga, Engraulis encrasicolus, le cui forme giovanili e sub adulte entrano numerose in laguna durante i mesi primaverili, per poi migrare in mare qualche mese più tardi dopo essersi accresciute sui ricchi pascoli lagunari. I giovani di queste specie, come anche quelli della sardina, Sardina pilchardus, sono comunque estremamente abbondanti anche nella fascia marino costiera antistante gli ambienti di transizione dell'Alto Adriatico.
Questo fenomeno rappresenta una funzione chiave degli ecosistemi estuarini e lagunari.
Il reclutamento di molti stock ittici, infatti, dipende dalla funzionalità delle nursery di transizione e dal mantenimento della connettività fra questi sistemi ambientali e l'ambiente marino.
L'identificazione e la conservazione degli habitat che funzionano come aree nursery riveste quindi un ruolo centrale nella gestione sostenibile di questi ecosistemi costieri. Pertanto l'analisi della struttura della comunità ittica è molto importante per la valutazione dello stato di qualità ambientale della laguna, il quale viene definito confrontando i parametri ambientali, la struttura e il funzionamento della comunità ittica.
Nell’ambito della Direttiva Acque 2000/60/CE il monitoraggio della fauna ittica degli ecosistemi acquatici di transizione viene considerato come espressione dello stato di salute e dell’integrità biotica in questi ambienti, alla pari degli altri EQB sopra discussi. La fauna ittica consente inoltre di integrare anche su ampie scale temporali e spaziali le risposte alle pressioni antropiche, essendo caratterizzata da lunghi cicli vitali, ma a differenza dei macroinvertebrati bentonici è dotata di un'elevata mobilità.
I campionamenti per la classificazione dello stato ecologico di questo EQB vengono effettuati per mezzo di una tratta manuale specifica per la pesca scientifica.
Per saperne di più su questa tecnica di campionamento segnaliamo il seguente link contenente il video tutorial ufficiale: https://www.youtube.com/watch?v=rEEESChAUDc&feature=youtu.be
I pesci catturati in ogni stazione di monitoraggio vengono conteggiati, determinati a livello di specie, misurati e pesati in termini di lunghezza totale in cm (dal capo all'estremità della pinna caudale) e peso totale in grammi.
Lo stato di qualità ecologica (SQE) viene ricavato dall'applicazione dell'indice HFBI (Habitat Fish Bio Indicator).
L'HFBI è un indice multimetrico derivato empiricamente, combinando vari descrittori ecologici, tra i quali la ricchezza in specie, la biomassa, l'appartenenza di ciascuna specie ai vari gruppi funzionali (ad es. estuarino residenti ES, marino migratori MM, diadromi Di) e ai gruppi trofici (ad es. planctivori, bentivori, piscivori, erbivori, onnivori).
Inoltre, dal momento che negli ambienti lagunari la distribuzione delle specie ittiche è fortemente influenzata da alcune variabili ambientali, quali ad esempio temperatura dell’acqua, salinità, ossigeno disciolto nonché copertura vegetazionale, ed ha una forte variabilità stagionale, l’indice è stato progettato in modo tale da poter valutare la struttura delle comunità ittiche in funzione della tipologia di corpo idrico, della stagionalità (primavera e autunno) e degli habitat (ambiente vegetato o non vegetato).
Ultimo aggiornamento 23/8/2023
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