Città e mobilità

Verso la città

Se è vero che tutto cambia e si evolve, questo vale anche per i centri urbani, all’interno dei quali molti di noi abitano.

Secondo le Nazioni Unite, oggi il 54% della popolazione mondiale vive in aree urbane e entro il 2030 arriveremo al 70% (quindi circa 6 miliardi di persone).

Questi dati ci fanno capire quanto sarà importante progettare le nostre città nel modo più intelligente e meno impattante per il Pianeta.

In Friuli Venezia Giulia non abbiamo grandi città o addirittura megalopoli, eppure, anche nel nostro territorio, farà la differenza progettare le aree urbane con una certa attenzione.

Il fenomeno (presente anche nella nostra regione) che descrive lo spostamento degli abitanti delle zone rurali verso le città è chiamato inurbamento.

Il termine deriva dal latino urbs, che significa città e indica lo spostamento della popolazione dalle aree più esterne e di campagna, verso i centri abitati.

Non siamo soltanto noi esseri umani a spostarci verso le città ma lo fanno anche le altre specie animali . Il modo in cui noi e gli animali ci spostiamo verso i centri abitati, però è sostanzialmente diverso. Si possono infatti individuare due categorie di inurbamento:

  • Inurbamento attivo: è quello che compiamo per scelta noi umani. Quasi sempre, infatti, siamo noi a decidere di muoverci verso le città e quindi possiamo dire che siamo protagonisti attivi del nostro spostamento;
  • Inurbamento passivo: gli animali, invece, molto spesso si ritrovano a subire questo fenomeno dovuto all’espandersi delle città, che vanno a inglobare le aree verdi in cui abitavano. Chiaramente non è sempre così: alcune specie animali si spostano antonomamente per trovare più facilmente cibo e riparo.

Le città crescono e si estendono: il fenomeno dell’inurbamento è in continuo aumento e questo comporta un impatto non indifferente sull’ambiente anche nella nostra regione. All’interno delle città, infatti, consumiamo energia, compiamo le nostre attività e ci muoviamo con i diversi mezzi di trasporto.

Negli ultimi anni, inoltre, ci sono stati dei cambiamenti nel nostro modo di vivere la città. Ad esempio, tanti centri urbani hanno dovuto rivedere la propria mobilità pubblica per ragioni sanitarie (da pandemia Covid-19) e questo ha portato ad un aumento della mobilità individuale e soprattutto ad un maggiore utilizzo delle auto private.

Il bisogno di mobilità

La vita dell’essere umano è caratterizzata dal bisogno di mobilità e cioè dalla necessità di muoversi per vari motivi. Sin dall’alba della sua esistenza la specie umana si è sempre spostata nel mondo per cercare un posto migliore dove vivere.

Oggi, in particolare nelle nostre città, ci muoviamo per ragioni diverse da quelle di allora ma il bisogno è sempre rimasto invariato: ci spostiamo per lavorare, per andare a scuola, per procurarci da mangiare, per incontrare le persone, per svagarci e tanto altro ancora.

A fare però la differenza è il modo in cui ci spostiamo che può davvero influire sulla qualità di vita dei nostri centri urbani.

Oggi si sta cercando di andare verso una mobilità sostenibile che risponda a queste caratteristiche chiave:

1) più sicura per tutte le persone

2) meno impattante dal punto di vista dell’inquinamento e del consumo energetico

3) per tutti, che sia equa, inclusiva, rispettosa delle disabilità e in generale delle persone più fragili

4) efficiente con tempi di spostamento ottimizzati

5) economicamente accettabile per tutti

La piramide della mobilità

Nell’arrivare a progettare una mobilità più sostenibile, gli esperti hanno cominciato dall’ideazione di quella che possiamo chiamare la piramide della mobilità.

Alla sua base troviamo i veicoli più diffusi e più impiegati e che di conseguenza occupano più spazio, man mano che la risaliamo troviamo invece i mezzi di spostamento meno utilizzati.

L’obiettivo è quello di rovesciare la piramide, per dare più spazio alle persone e ai mezzi meno impattanti, riducendo invece l’utilizzo dell’automobile privata.

La capacità di osservare le proprie strade e la propria città

Per capire come poter migliorare la mobilità cittadina, diventa indispensabile acquisire la capacità di osservare le proprie strade e la città in cui si vive. Solo così si può ottenere quello spirito critico che ci aiuterà a trovare le migliori soluzioni e a scegliere comportamenti compatibili con la città del futuro.

Guardando fuori dalla tua finestra, riesci a vedere le strade che costeggiano casa tua? Hai notato quanto spazio viene dato ai veicoli a motore e quanto alle persone che vogliono semplicemente muoversi a piedi? Le persone più fragili come anziani, disabili e bambini possono muoversi facilmente? E i mezzi come biciclette e monopattini?

Solo cambiando questa proporzione, saremo in grado di invertire la piramide e ottenere una mobilità sostenibile.

Le strade sono uno spazio pubblico

Ti è mai capitato di vedere un’automobile passare troppo vicino a dei ciclisti che pedalavano a bordo strada per volerli superare a tutti i costi? Ti sei mai trovato a non poter camminare su un marciapiede perché è stato utilizzato come parcheggio? O non avere la precedenza sulle strisce pedonali?

Sono tante le persone che, una volta in strada, sentono di esserne gli unici proprietari e di potersi muovere al suo interno con prepotenza nei confronti degli altri.

La verità è che la strada è uno spazio pubblico e appartiene a tutti quanti.

Riprendiamo un importantissimo principio condiviso dalla Fondazione Michele Scarponi, onlus istituita in nome del noto campione di ciclismo che è stato investito da un camion mentre rientrava da un allenamento a pochi chilometri da casa sua: La strada è di tutti a partire dai più fragili:…in strada la legge del più forte ha fatto sì che gli automobilisti iniziassero a pensare che usare i fari, suonare più volte il clacson oppure andare molto veloce sia non solo normale ma anche una 'dimostrazione di superiorità'. La realtà è che noi non siamo 'automobilisti' come categoria: noi siamo innanzitutto persone, figli, fratelli, sorelle, padri, madri… e la nostra priorità in strada non è quella di dimostrare la nostra forza, ma di mantenere un comportamento responsabile che consenta a noi – e a chi ci sta intorno ­– di vivere la strada senza pericoli e tornare, dopo ogni spostamento, a casa ad abbracciare le nostre famiglie. Perché la vita è un bene fragile e prezioso, che va custodito…”.

Le nostre strade vanno quindi riviste come uno spazio pubblico a servizio di tutte le persone.

Le strade ieri e oggi

Nel corso del tempo, le nostre strade sono cambiate profondamente.

La rete principale delle strade italiane ha un’origine molto antica: le principali direttrici sono state infatti tracciate in epoca romana, con il principale obiettivo di collegare agevolmente le diverse zone dell’Impero e favorire così il commercio e gli scambi.

Con la caduta dell’Impero Romano, in epoca medievale, vi fu un graduale declino della rete stradale, che non venne più manutenuta per rendere più complessi ai barbari i tentativi di invasione.

Solo a seguito dell’unificazione d’Italia, si ritornò a parlare di strade e dell’importanza di dotarsi di una buona viabilità e nel 1924 l’ingegner Piero Puricelli ultimò l’autostrada Milano-Varese-Como, vietata a carrozze, biciclette e pedoni, prevedeva il pagamento di un pedaggio per coprire le spese di costruzione e gestione diventando la prima autostrada al mondo. La rete viaria riprese pian piano a crescere, con un picco dato dalle rinnovate esigenze di mobilità del nuovo secolo e con un’ulteriore espansione data dal boom economico. L’Italia degli anni Cinquanta era ancora un paese a prevalenza agricola che si stava avviando all’industrializzazione, divenne quindi sempre più forte la necessità di movimentare merci. Questa urgenza portò a una fitta produzione di strade e autostrade che ancora oggi, nel bene o nel male, caratterizzano la transitabilità del nostro Paese, incentrata ancora molto sull’automobile privata.

Oggi, ci sono tuttavia progetti ed esperienze molto interessanti di mobilità sostenibile in diversi Paesi Europei (Germania, Francia, Inghilterra, Spagna) ma anche in Italia come ad esempio la città di Bologna che da pochi mesi ha deciso di diventare la prima Città30 nel nostro Paese.

L’esempio di Bologna Città 30

Dal primo luglio 2023 Bologna è la prima grande città italiana a diventare Città30. Come per il resto delle città del nostro paese, anche a Bologna oltre l’80% dello spazio pubblico è occupato solo dalle auto, in transito o in sosta.

Grazie al progetto Città 30 “lo spazio urbano sarà ripensato, reso più confortevole e diviso più equamente per migliorare la qualità della vita di tutte le persone, a partire dalle più “vulnerabili”.

Nei prossimi tre anni Bologna cambierà volto con diversi interventi: messa in sicurezza di strade, incroci e attraversamenti, nuove piazze pedonali con più verde e sedute, strade e piazze scolastiche, piste e corsie ciclabili, riqualificazione e manutenzione di marciapiedi e strade, abbattimento di barriere architettoniche” (tratto dal sito Bologna Città30).

Bologna viene definita Città30 perché la maggior parte delle strade urbane del centro passeranno da un limite di velocità di 50 km/h a 30 km/h ma non cambierà semplicemente solo un limite di velocità ma verrà ripensata la città a misura delle persone che potranno muoversi a piedi, essere più sicure, avere spazi per incontrarsi e vivere in un luogo meno inquinato.

tempi di frenata (immagine tratta da bologna città...

Tempi di frenata (immagine tratta da Bologna Città30)

I vantaggi principali di un progetto Città 30 sono:

  1. Una città più sicura. La velocità in città è la prima causa di incidenti mortali (A 30 km/h diminuisce di circa 8 volte la probabilità di incidente mortale per pedoni e ciclisti)
  2. Si riduce l’inquinamento e i consumi energetici (a 30 km/h si evita lo stile di guida “accelera – frena” che è molto dispendioso in termini energetici e di emissioni inquinanti)
  3. Più mobilità attiva. Con le automobili che vanno più lentamente e creando più spazio, aumenteranno le persone che sceglieranno di muoversi a piedi o in bicicletta.
  4. Migliora lo scorrimento del traffico. Anche se possiamo pensare che una velocità più alta ci fa arrivare prima, in realtà la velocità costante ma più bassa evita l’”accelera-frena” e di conseguenza gli ingorghi. Quindi la mobilità sarà più fluida senza perdere tempo.
  5. La città sarà più silenziosa. Più bassa è la velocità, più basso è il rumore generato dal traffico.
  6. C’è più spazio per tutti. Chi avrà bisogno potrà utilizzare la macchina ma ci sarà spazio soprattutto per chi vorrà muoversi a piedi, in bicicletta, vorrà fare una sosta, giocare o incontrare qualcuno.
  7. Migliora l’economia locale. Una città con spazi più ampi per muoversi a piedi, più aree verdi, meno rumore, aria più pulita sarà sicuramente più piacevole per portare le persone in strada e sarà anche un vantaggio per tutte le attività commerciali come bar, ristoranti, negozi.

E tu hai già provato ad osservare la tua città?

Mobilità e ambiente

I trasporti sono uno dei settori col maggior impatto sull’ambiente in ambito cittadino: oggi, per ridurlo, si sta cercando di rendere la mobilità sostenibile e intelligente, attraverso un insieme di soluzioni che possano essere vantaggiose contemporaneamente per le persone e per il Pianeta.

Uno degli aspetti fondamentali è che ci sono troppe automobili nelle nostre città. Secondo l'Istat, In Italia ci sono 625 automobili ogni 1000 abitanti contro una media europea di 545 (580 in Germania, 567 in Francia, 521 in Spagna, 503 in Olanda, 476 in Svezia).

Avere tante automobili porta ad un primo problema che è quello dello spazio.

La superficie di un'automobile occupa circa 12 metri quadrati ma in realtà nessuna auto è perfettamente parcheggiata a filo con un'altra e quindi, nella maggior parte dei casi la superficie occupata aumenta di molto fino ad arrivare a 25 metri quadrati.

Il numero elevato di auto sicuramente occupa dello spazio che potrebbe essere dedicato ad altro in città e inoltre servono più parcheggi che significa spesso cementare anche delle aree verdi.

Un altro aspetto è legato alle emissioni inquinanti.

Secondo l'ISPRA, il parco macchine italiano ha una media di 11 anni di vita ed è tra i più vecchi d'Europa, questo significa che sono autovetture più inquinanti e più dispendiose dal punto di vista energetico.

Secondo l'Agenzia Europea per l'Ambiente, i trasporti sono responsabili del 25% di emissioni di gas serra e in particolare il 70% di queste emissioni è dovuto ai mezzi via gomma.

Le automobili inoltre emettono una grande quantità di inquinanti come monossido di carbonio, monossido e biossido di azoto, particolato atmosferico, biossido di zolfo che peggiorano la qualità dell'aria che respiriamo con conseguenze anche pesanti per la nostra salute.

Le città inoltre con il loro traffico e le loro attività produttive, sono la principale causa di inquinamento acustico.

Il rumore è costituito da intense onde di pressione sonora derivanti principalmente dalle attività umane (traffico, macchinari industriali, lavori in corso, bar e locali notturni, eventi e altro ancora) che possono portare a conseguenze a lungo termine sulla salute e sul benessere delle persone: disturbi del sonno, problemi endocrini, malattie cardiovascolari.

Secondo l'Agenzia per l'Ambiente Europea sono 100 milioni le persone colpite in Europa da inquinamento acustico.

L'ARPA FVG ha un settore dedicato per monitorare e prevenire questo tipo d'inquinamento presente anche nelle nostre città in Friuli Venezia Giulia.

Il verde in città

Le aree verdi presenti nei centri cittadini sono in grado di mitigare l’impatto dei fenomeni inquinanti che colpiscono i luoghi molto urbanizzati.

Si tratta di veri e propri servizi ecologici che possono migliorare la nostra vita e che, per questa ragione, vanno tutelati.

Parchi e giardini offrono non solo occasione di socialità e svago ma contribuiscono a mitigare l’eccesso di calore nelle giornate estive, migliorano la qualità dell'aria, attutiscono l’inquinamento acustico e donano un riparo per la biodiversità che abita le città.

Per verde urbano si intendono:

  • i grandi parchi urbani (parchi e giardini di grandi dimensioni);
  • il verde attrezzato (piccoli parchi e aree cani);
  • il verde storico (ville, giardini e parchi di interesse storico e artistico).

La regola 3-30-300

Cecil Konijnendijk un professore olandese del Nature-Based Solutions Institute, per capire se abbiamo il giusto accesso al verde vicino alla nostra abitazione, ha ideato la regola del 3-30-300.Se vi affacciate alla finestra di casa vedete almeno 3 alberi?

Nel vostro quartiere c’è almeno il 30% di superficie coperta da vegetazione?

La vostra casa è distante da uno spazio verde meno di 300 metri?

Vuoi scoprire le aree verdi nella tua città?

Ultimo aggiornamento 17/10/2023

URL: https://www.arpa.fvg.it/temi/temi/educazione-ambientale/sezioni-principali/ambientarsi-20/citta-e-mobilita/