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24 marzo 2020: gelata tardiva in pianura

Nelle prime ore delle mattinata del 24 marzo 2020 la pianura del Friuli Venezia Giulia è stata interessata da una gelata piuttosto intensa. In molte località, le temperature minime, misurate a 2 metri di altezza, sono scese sotto i -3 °C (vedi mappa).

Come è normale in fenomeni di questo tipo (gelate radiative), le temperature misurate più vicino al suolo hanno registrato valori ancor più bassi: mediamente a 50 cm di altezza i valori termici sono risultati inferiori di 1/1,5 °C.

Cos’è una “gelata radiativa”?

Dal punto di vista dell’origine meteorologica, si distinguono diversi tipi di gelata: quella “radiativa” è dovuta all’irraggiamento notturno. Durante la notte il terreno perde calore per irraggiamento, emette cioè dei raggi infrarossi che si disperdono prima nell’atmosfera e poi nello spazio: perciò a partire dal tramonto la temperatura della superficie del terreno tende a diminuire sempre più fino a che il sole non sorge nuovamente. L’aria che si trova a contatto con il terreno viene quindi raffreddata da quest’ultimo: di conseguenza l’aria è più fredda vicino al suolo e più calda a 2 metri o a 10 metri d’altezza. Questo fenomeno, detto dell’inversione termica notturna, è tanto maggiore quanto più l’aria è limpida e tersa, non vi sono nuvole o foschie, l’umidità dell’aria è bassa e non vi è vento. In queste condizioni, quando la temperatura massima del giorno è di 11-13 °C, o al tramonto di 5-6 °C, la temperatura durante la notte può scendere sotto 0 °C e si verifica quindi la gelata per irraggiamento (come illustrato nella figura).

L’analisi climatica mostra come nella terza decade di marzo temperature minime come quelle registrate il 24 marzo 2020 si ripresentano sulla pianura regionale ogni 5-10 anni. Gli anni in cui si sono registrati gli ultimi tre episodi simili sono il 2018, il 2009 e il 2003.

L’andamento termico registrato il 24 marzo di quest’anno ha determinato danni su germogliamenti e fioriture di diverse colture arboree tra cui kiwi, pesco e melo. Ricordiamo che il livello di danno è correlato allo stadio di sviluppo delle colture: in generale, a parità di temperature minime, quanto più avanzato è il risveglio primaverile della coltura tanto maggiore sarà il danno. A tale proposito è interessante notare come il 22 marzo 2018 le temperature fossero scese a valori simili, ma quell’anno le prime due decadi di marzo erano risultate più fredde: di conseguenza le colture erano meno sviluppate e quindi meno sensibili ai danni da freddo.

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