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10 FEBBRAIO 2017

Riduzione delle polveri sottili: azioni concertate tra Regioni

In alcuni periodi dell’anno l’inquinamento da polveri sottili desta molte preoccupazioni nell’opinione pubblica. Sono noti, infatti, i pericoli per l’ambiente e la salute conseguenti ad esposizioni prolungate in ambienti con elevate concentrazioni di polveri.

In Friuli Venezia Giulia i livelli di polveri sottili (PM10 e PM2.5) sono relativamente bassi, soprattutto in confronto con quanto accade in altre realtà nazionali. Tuttavia, in alcune zone della regione, come ad esempio il Pordenonese, il problema si presenta con maggiore rilevanza.

Per ridurre gli effetti nocivi delle polveri è possibile in taluni casi e per taluni fattori inquinanti intervenire in modo diretto, limitando o regolando, ad esempio, i processi di combustione.

Su altri fattori causa dell’inquinamento non è possibile invece intervenire. Tali fattori, che nella più parte dei casi risultano essere quelli preponderanti, se non decisivi, dipendono prioritariamente dalla posizione geografica (orografia) e dalla meteorologia, per loro natura non modificabili. E’ tuttavia possibile ridurre il problema attraverso le buone pratiche, come lo sono ad esempio quelle contemplate nei cosiddetti Piani di Azione Comunali (Pac).

Di recente, l’Arpa FVG aveva segnalato in una propria nota che le emissioni di ammoniaca originatesi all’interno del bacino padano a seguito della fertilizzazione dei terreni agricoli, contribuiscono ad innalzare i livelli delle polveri sottili. Tale nota è stata capita solo in parte, tanto che appare opportuna un'ulteriore precisazione e chiarimento.

Nella nota Arpa, il riferimento al bacino padano era da intendersi in senso molto ampio, non riconducibile in via principale o esclusiva a specifiche regioni del nostro territorio o del territorio italiano in generale. La dispersione degli inquinanti è infatti governata da precise leggi fisiche e chimiche, non soggette ai confini geografici.

Peraltro, l’effettivo contributo delle emissioni di ammoniaca nel determinare l’aumento delle polveri è ancora in fase di valutazione da parte delle Agenzie per l’ambiente dell’Italia settentrionale, che operano in stretto contatto tra loro.

Arpa ritiene infatti, così come le altre Agenzie del Paese, che un significativo contributo per la riduzione delle polveri nelle zone a maggior rischio possa avvenire attraverso azioni concertate a livello di un più ampio bacino orografico. Nello specifico, un’azione molto utile potrebbe essere, ad esempio, la condivisione tra tutte le regioni del bacino padano (dalla Lombardia al Friuli Venezia Giulia, comprendendo quindi Emilia-Romagna e Veneto) di un calendario di fertilizzazione flessibile, che tenga conto delle condizioni meteo e consenta questa attività nei periodi in cui l’atmosfera favorisce una rapida dispersione degli inquinanti.

Oltre a ciò corre l’obbligo segnalare che le Regioni hanno già sottoscritto importanti accordi per cercare di risolvere l’annoso problema delle polveri sottili. In particolare si segnala quello del dicembre 2015 tra le Regioni del Bacino Padano e diversi Ministeri, sotto l’egida di quello all’Ambiente, e il finanziamento nel dicembre 2016 di un progetto Europeo LIFE, che prevede la realizzazione di misure strutturali di riduzione delle polveri.