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22 MARZO 2017

Al via il piano di monitoraggio straordinario dei prodotti fitosanitari nelle acque, compreso il glifosate

Grazie alla sinergia tra Arpa FVG, le Aziende per l’Assistenza Sanitaria Regionali e l’IRCCS Burlo Garofalo, nasce un progetto con l’obiettivo di fornire un quadro preciso della qualità delle acque nel Friuli Venezia Giulia. Le attività si concentreranno sulla ricerca di prodotti fitosanitari nelle acque superficiali e sotterranee della regione, nonché sugli aspetti epidemiologici eventualmente connessi.

Il progetto prevede l’applicazione di un nuovo piano di monitoraggio straordinario della durata di 18 mesi, attuato, nello specifico, da Arpa FVG e dalle Aziende per l’Assistenza Sanitaria n°2 e n°5 sul territorio della Bassa pianura friulana e del Friuli occidentale.

Il Laboratorio di Arpa FVG è coinvolto non solo nella determinazione analitica delle sostanze chimiche, ma anche nella progettazione del piano di monitoraggio stesso. Le competenze messe a disposizione permettono di meglio definire i fitosanitari (e loro metaboliti) da controllare, tenendo conto di molteplici fattori: la loro pericolosità, i dati annuali di vendita nella regione, l’analisi dei dati storici, le pressioni presenti sul territorio, la legislazione vigente.

Particolare attenzione viene dedicata alla ricerca del glifosate (detto anche glifosato o glyphosate) e del suo principale metabolita (AMPA), come richiesto espressamente anche da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), che considera la loro ricerca nell’ambiente un obiettivo prioritario (Rapporto nazionale pesticidi nelle acque). La complessità tecnica delle analisi richieste e la loro onerosità economica hanno infatti reso fino a oggi problematica la ricerca di queste molecole.

Il glifosate è l’erbicida più usato al mondo e uno dei più venduti in Friuli Venezia Giulia (grafico delle quantità vendute in FVG). L’importanza del suo monitoraggio non è legato solo al suo esteso utilizzo nell’ambiente, ma anche all’incertezza sulla sua cancerogenicità per l'uomo.

Se nel 2015 lo IARC (International Agency for Research on Cancer) ha infatti inserito il glifosate tra i “probabili cancerogeni per l’uomo” (monografia sul glifosate), nello stesso anno l’EFSA (European Food Safety Autority) ha invece concluso che “è improbabile che costituisca un pericolo di cancerogenicità per l’uomo”, pur proponendo controlli più severi per i residui di questa sostanza negli alimenti (notizia).
Nel 2016 anche l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e la FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations) hanno concluso che “è improbabile che il glifosate comporti un rischio cancerogeno per gli uomini come conseguenza delle esposizione attraverso la dieta” (report congiunto).
Inoltre, è della scorsa settimana (15 marzo 2017) la notizia che anche l'ECHA (Agenzia europea per le sostanze chimiche) ha classificato il glifosate come “non cancerogeno”.

In questo contesto, i risultati del monitoraggio saranno importanti sia per conoscere lo stato di qualità delle falde e delle acque superficiali della regione ma anche e soprattutto per fornire informazioni oggettive alle autorità regionali deputate alla pianificazione delle future politiche sull’utilizzo dell’acqua.